Abciximab, come terapia aggiuntiva al PCI nell’infarto miocardico acuto


E’ stata compiuta una meta-analisi di studi clinici riguardanti l’inibitore della glicoproteina IIb/IIIa Abciximab ( ReoPro ), come terapia aggiuntiva per gli interventi coronarici percutanei ( PCI ) nei pazienti con infarto miocardico acuto.

Sono stati esaminati 6 studi clinici, che hanno coinvolto 3755 pazienti, seguiti per una media di 5,5 mesi.

Abciximab ha ridotto in modo significativo la mortalità ( odds ratio, OR = 0,70 ), la rivascolarizzazione dell’arteria bersaglio ( OR = 0,79 ) ed i MACE ( eventi avversi cardiovascolari maggiori ) ( OR = 0,76 ), rispetto al placebo.

La riduzione della rivascolarizzazione dell’arteria bersaglio e dei MACE è stata osservata nei pazienti sottoposti ad impianto di stent, ma non tra i pazienti sottoposti ad angioplastica con palloncino.

Abciximab è risultato associato ad un aumento del rischio di sanguinamento maggiore ( OR = 1,39 ), ma il sanguinamento è stato osservato solo con il bolo di Eparina 100 U/kg, seguito da un’infusione di mantenimento ( OR = 1,89 ) e non con il bolo di 70 U /kg ( OR = 1,22 ).

La meta-analisi ha evidenziato:

- Abciximab, come terapia aggiuntiva all’intervento PCI, riduce la mortalità, la rivascolarizzazione dell’arteria bersaglio ed i MACE dopo infarto miocardico acuto;

- la riduzione degli outcome clinici si ottiene quando Abciximab è somministrato a pazienti con stenting, ma non con l’angioplastica a palloncino;

- una minore incidenza di sanguinamenti maggiori si ha quando l’Abciximab è impiegato assieme ad uno bolo di Eparina di 70 U/kg.

Xagena2004

de Aranjo Jo et al, Am Heart J 2004; 148: 937-943

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