Denervazione simpatica cardiaca nei pazienti con aritmie ventricolari refrattarie o tempesta elettrica
La denervazione simpatica cardiaca bilaterale e sinistra ha dimostrato di ridurre il carico di aritmie ventricolari in acuto in un piccolo numero di pazienti con tempesta di tachiaritmia ventricolare.
Gli effetti di questa procedura oltre la fase acuta sono sconosciuti.
Lo scopo di questo studio era di valutare gli effetti di medio e lungo termine della denervazione simpatica cardiaca sinistra e bilaterale in pazienti con cardiomiopatia e tachiaritmia ventricolare refrattaria o tempesta di tachiaritmia ventricolare.
È stata effettuata una analisi retrospettiva di cartelle cliniche per i pazienti che sono stati sottoposti a denervazione simpatica cardiaca sinistra o bilaterale per la tempesta di tachiaritmie ventricolari o tachiaritmie refrattarie nel periodo 2009-2012.
Quarantun pazienti sono stati sottoposti a denervazione simpatica cardiaca ( 14 denervazione sinistra, 27 denervazione bilaterale ).
C'è stata una significativa riduzione del burden di shock di defibrillatore cardioverter impiantabile ( ICD ) durante il follow-up rispetto ai 12 mesi precedenti la procedura.
Il numero di shock da ICD è stato ridotto da una media di 19.6 eventi preprocedura a 2.3 postprocedura ( P inferiore a 0.001 ), con il 90% dei pazienti che ha presentato una riduzione degli shock da ICD.
Al follow-up medio di 367 giorni post-intervento, la sopravvivenza libera da shock da ICD è stata del 30% nel gruppo denervazione simpatica sinistra e 48% nel gruppo denervazione simpatica bilaterale.
La sopravvivenza libera da shock è stata maggiore nel gruppo denervazione bilaterale che nel gruppo denervazione sinistra ( P = 0.04 ).
In conclusione, nei pazienti con tempesta di tachiaritmie ventricolari, la denervazione simpatica cardiaca bilaterale è risultata più vantaggiosa rispetto alla denervazione sinistra.
Gli effetti benefici della denervazione bilaterale si estendono oltre il periodo acuto post-simpatectomia, con la continua assenza di shock da ICD nel 48% dei pazienti e una riduzione significativa di shock da ICD nel 90% dei pazienti. ( Xagena2014 )
Vaseghi M et al, Heart Rhythm 2014; 11: 360-366
Cardio2014
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