Le aritmie nei pazienti con sindrome del cuore sinistro ipoplasico
La mortalità che si verifica tra gli stadi I e II dell’intervento palliativo per la sindrome del cuore sinistro ipoplasico è stata associata ad aritmie.
Tuttavia, la proporzione, l'associazione e l'impatto clinico delle aritmie collegate allo stadio nei pazienti con sindrome del cuore sinistro ipoplasico non sono state valutate. Inoltre, i sottotipi di aritmia non sono stati descritti in questo gruppo di pazienti.
E' stata compiuta un'analisi retrospettiva di tutti i pazienti al Duke University Medical Center, che erano stati sottoposti a una o più fasi palliative per sindrome del cuore sinistro ipoplasico nel periodo 2000-2008.
Complessivamente, 49 pazienti su 86 ( 57% ) hanno presentato 63 aritmie.
La maggior parte delle aritmie si sono verificate tra gli stadi I e II, con 44 degli 86 pazienti ( 51% ) che hanno manifestato una nuova aritmia.
Le aritmie che si sono verificate in questo intervallo sono state associate a una mortalità più elevata rispetto alle aritmie che si sono verificate dopo lo stadio II ( odds ratio, OR=3.2, P=0.09 ).
La mortalità complessiva è risultata simile nei pazienti con o senza aritmie ( P=0.99 ).
Il tipo di aritmia più comune di aritmia era la tachicardia sopraventricolare ( 16/63; 25% ), ma la bradicardia persistente ( disfunzione del nodo del seno o blocco atrioventricolare di alto grado ) ha avuto un esito clinico peggiore con il 73% di mortalità ( 8/11 ).
Non c'è stata alcuna associazione tra eventi aritmici e grado di rigurgito della tricuspide, ipertensione del ventricolo sinistro, sindrome genetica, tipo di intervento di stadio I o necessità di ossigenazione extracorporea.
In conclusione, un’alta percentuale di pazienti con sindrome del cuore sinistro ipoplasico sviluppa gravi aritmie che richiedono terapia, in particolare tra lo stadio I e lo stadio II.
La bradicardia persistente successiva allo stadio I è stata associata a un alto tasso di mortalità.
Considerando tutti i pazienti aritmici, la mortalità totale non è risultata differente rispetto al gruppo libero da aritmie. ( Xagena2011 )
Trivedi B et al, Am Heart J 2011; 161: 138-144
Cardio2011
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