Studio ACTIVATE: la inibizione di ACAT non è una strategia efficace per limitare la aterosclerosi
L’enzima ACAT ( acil-coenzima A: colesterolo acil transferasi ) esterifica il colesterolo in diversi tessuti.
In alcuni modelli animali gli inibitori ACAT hanno mostrato effetti antiaterosclerotici.
I Ricercatori dello studio ACTIVATE ( ACAT Intravascular Atherosclerosis Treatment Evaluation ) hanno verificato l’efficacia degli inibitori ACAT negli esseri umani.
E’ stata eseguita l’ultrasonografia intravascolare in 408 pazienti con malattia coronarica documentata all’angiografia.
Tutti i pazienti hanno ricevuto il trattamento standard per la prevenzione secondaria, tra cui le statine, se indicate.
I pazienti sono stati assegnati in modo random a ricevere l’inibitore ACAT Pactimibe ( 100mg/die ) oppure placebo.
L’ultrasonografia è stata ripetuta dopo 18 mesi per misurare la progressione dell’aterosclerosi.
Il cambiamento del volume percentuale ( end point primario di efficacia ) è risultato simile tra i pazienti del gruppo Pactimibe e quelli del gruppo placebo ( 0.69% versus 0.59%, rispettivamente ).
Le variabili di efficacia secondaria, valutate per mezzo dell’ultrasonografia intravascolare, hanno mostrato effetti non favorevoli del trattamento con Pactimibe.
Rispetto ai valori basali, il volume totale normalizzato dell’ateroma ha mostrato una significativa regressione nel gruppo placebo ( -5.6mm3; p = 0.001 ), ma non nel gruppo Pactimibe ( -1.3mm3 ).
Il volume dell’ateroma nel sottosegmento di 10mm più lesionato è regredito di 3.2mm3 nel gruppo placebo contro una riduzione di 1.3mm3 nel gruppo Pactimibe ( p = 0.01 ).
L’incidenza combinata di outcome ( esiti ) cardiovascolari avversi è risultata simile nei 2 gruppi.
I dati dello studio hanno mostrato che nei pazienti con malattia coronarica il trattamento con un inibitore ACAT non migliora il volume percentuale dell’ateroma.
L’inibizione di ACAT non risulta essere un’efficace strategia per limitare l’aterosclerosi, anzi può promuovere l’aterosclerosi. ( Xagena2006 )
Nissen SE et al, N Engl J Med 2006; 354: 1253-1263
Cardio2006 Farma2006
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