Segni visibili correlati all’età e rischio di cardiopatia ischemica nella popolazione generale
La malattia cardiovascolare è una delle più comuni malattie legate all'età, e anche una delle più comuni cause di morte nella popolazione generale.
È stata valutata l'ipotesi che i segni visibili legati all'età siano associati al rischio di cardiopatia ischemica, infarto del miocardio e morte nella popolazione generale, indipendentemente dall'età cronologica.
Un totale di 10.885 individui di età compresa tra 20 e 93 anni senza cardiopatia ischemica sono stati seguiti dal 1976 e 1978 fino a giugno 2011 con il 100% di follow-up completo.
Durante questi 35 anni di follow-up, 3.401 partecipanti hanno sviluppato cardiopatia ischemica e 1.708 sono andati incontro a infarto miocardico.
La presenza di calvizie fronto-parietale, calvizie all’apice del cranio, plica sul lobo auricolare e xantelasma è stata associata a un aumento del rischio di cardiopatia ischemica o infarto miocardico dopo aggiustamento multifattoriale per età cronologica e fattori di rischio cardiovascolari noti.
Il rischio di cardiopatia ischemica è aumentato gradualmente con l’aumento del numero di segni correlati all'età, con hazard ratio ( HR ) aggiustati in modo multifattoriale fino a 1.40 per cardiopatia ischemica e 1.57 per infarto del miocardio, in individui con 3-4 segni legati all'età al basale rispetto a nessun segno ( P minore di 0.001 ).
In tutte le fasce d'età in entrambi i sessi, il rischio assoluto a 10 anni di cardiopatia ischemica e infarto del miocardio è stato maggiore con un numero crescente di segni visibili legati all'età.
In conclusione, calvizie maschile, plica del lobo e xantelasma, da soli o in combinazione, sono associati a un aumentato rischio di cardiopatia ischemica e infarto miocardico indipendentemente dall'età cronologica e altri fattori di rischio cardiovascolari noti.
Questo è il primo studio prospettico a dimostrare che sembrare più vecchi per la propria età è un indicatore di cattiva salute cardiovascolare. ( Xagena2014 )
Christoffersen M et al, Circulation 2014; 129: 990-998
Cardio2014
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