Il calcio nelle coronarie aumenta il rischio di malattia coronarica a 10 anni, anche nei soggetti giovani e con ridotta calcificazione coronarica
Ricercatori della Vanderbilt University hanno trovato che la sola presenza, anche, di piccole calcificazioni nelle coronarie ( CAC ), nelle persone di età inferiore ai 50 anni, è associata ad aumentato rischio di sviluppare malattia coronarica nei successivi 10 anni.
Inoltre, lo studio ha rivelato che i soggetti con calcium score più elevati, misurati mediante tomografia computerizzata, presentano un rischio maggiore del 20% di morire per un evento cardiovascolare in questo stesso periodo di tempo.
La calcificazione nelle coronarie è stata a lungo associata alla coronaropatia e alla malattia cardiovascolare.
Tuttavia i dati prognostici di questo indice di rischio per i pazienti più giovani ( 30-40 anni ) erano finora limitati.
Si è sempre pensato che fosse necessario sviluppare una placca di una certa entità prima di essere considerati a rischio di un evento cardiovascolare.
In questo studio è stato dimostrato che anche nelle persone più giovani, qualsiasi quantità di calcio nelle arterie è in grado di aumentare il rischio di cardiopatia.
Qualsiasi livello misurabile di calcio nelle coronarie, all’inizio della mezza età, è associato a un aumento del rischio del 10%, nella successiva decade, di infarto miocardico, fatale o non-fatale, oltre ai tradizionali fattori di rischio.
Il calcio coronarico potrebbe rappresentare un biomarcatore di imaging molto specifico nell’individuare i soggetti a rischio precoce di malattia cardiaca, e che potrebbero trarre beneficio da interventi mirati ( trattamento dell’ipertensione e dell’ipercolesterolemia, riduzione del peso corporeo e cessazione del fumo ).
I dati provengono dal CARDIA ( Coronary Artery Risk Development in Young Adults ), uno studio longitudinale, di comunità, che ha arruolato 5.115 adulti, di razza bianca e nera, di età compresa tra 18 e 30 anni in 4 città degli Stati Uniti ( Oakland, Minneapolis, Chicago and Birmingham ).
Lo studio CARDIA fu iniziato nel 1985, e il periodo osservazionale ( follow-up ) è stato di 30 anni.
La tomografia computerizzata è stata eseguita su 3.330 soggetti.
Il follow-up medio per questi soggetti è stato di 12.5 anni. La presenza di calcificazioni coronariche è stata rilevata nel 30% dei casi.
Lo studio è stato pubblicato su JAMA Cardiology. ( Xagena2017 )
Fonte: Vanderbilt University, 2017
Cardio2017
Indietro
Altri articoli
Influenza di Febuxostat sulla disfunzione endoteliale delle arterie coronarie nei pazienti con malattia coronarica
Il sistema xantina ossidasi è una fonte significativa di stress ossidativo vascolare, che si ritiene comprometta la funzione endoteliale, con...
Associazioni della osteoprotegerina con la calcificazione delle arterie coronarie nelle donne con lupus eritematoso sistemico e controlli sani
È stata testata l'ipotesi secondo cui che livelli circolanti più elevati di osteoprotegerina ( OPG ) siano correlati a livelli...
Prognosi in relazione ai livelli di troponina T cardiaca ad alta sensibilità nei pazienti con infarto miocardico e arterie coronarie non-ostruite
L'infarto miocardico con arterie coronarie non-ostruite ( MINOCA ) è una condizione recentemente riconosciuta in cui i biomarcatori e la prognosi sono...
Sopravvivenza a lungo termine e cause di morte nei pazienti con sindrome coronarica acuta con sopraslivellamento del tratto ST senza malattia ostruttiva delle arterie coronarie
Sono state studiate la sopravvivenza e le cause di morte nei pazienti con sindrome coronarica acuta con sopraslivellamento del tratto...
Sospetto infarto miocardico con arterie coronarie senza ostruzione
L’infarto miocardico con arterie coronariche senza ostruzione ( MINOCA ) è un'entità clinica complessa, senza precedente valutazione in letteratura. Una...
Scaffold bioriassorbibile a rilascio di Everolimus vs stent metallico a rilascio di Everolimus per cardiopatia ischemica causata da lesioni de-novo delle arterie coronarie native
Nonostante la rapida diffusione di uno scaffold bioriassorbibile a rilascio di Everolimus per il trattamento della malattia coronarica, non sono...
Stent medicato versus stent di metallo nudo nelle grandi arterie coronarie
Dati recenti hanno suggerito che i pazienti con malattia coronarica nelle grandi arterie presentano un maggior rischio di eventi cardiaci...
Xience V: maggiore riduzione della ristenosi rispetto a Taxus nelle piccole arterie coronarie
Gli stent a eluizione di farmaco con bassa perdita tardiva del lume possono risultare di particolare beneficio nelle piccole arterie...
Studio SES-SMART: migliori esiti clinici dopo impianto di stent a rilascio di Sirolimus per il trattamento delle piccole arterie coronarie
E’stato dimostrato che, in confronto agli stent di metallo nudo, gli stent a eluizione di Sirolimus ( SES; Nevo )...