EORP-AF Pilot survey - Trattamento antitrombotico per la fibrillazione atriale nel mondo reale: l’Aspirina è ancora comunemente prescritta
Le attuali lineeguida raccomandano che la terapia anticoagulante orale sia offerta ai pazienti con fibrillazione atriale e con uno o più fattori di rischio per l’ictus.
Inoltre, le lineeguida raccomandano che la terapia anticoagulante orale debba anche essere utilizzata in presenza di fattori di rischio per l’ictus indipendentemente dalla frequenza e dal controllo del ritmo cardiaco.
E’ stata compiuta una analisi dei dati dell’indagine pilota EORP-AF ( Euro Observational Research Programme on Atrial Fibrillation ) ( n=3119 ); i ricercatori hanno esaminato le prescrizioni di terapia antitrombotica, con particolare attenzione ai fattori di rischio che avevano determinato l'impiego della terapia anticoagulante orale o della terapia antipiastrinica.
Dove l’anticoagulante orale era stato utilizzato tra i pazienti ricoverati nei quali nessuna cardioversione farmacologica, cardioversione elettrica o ablazione transcatetere era stata effettuata o pianificata, è stato riscontrato che la maggior parte dei pazienti aveva ricevuto prescrizione di terapia con un antagonista della vitamina K ( 72.2% ), mentre i nuovi anticoagulanti orali erano stati utilizzati solo in una minoranza dei casi ( 7.7% ).
Non sono state osservate differenze significative nei fattori di rischio di sanguinamento tra i pazienti trattati con diversi tipi di terapie antitrombotiche, tranne che per la malattia renale cronica, dove l’anticoagulante orale è risultato meno comunemente impiegato ( p=0.0318 ).
La terapia antiaggregante era più comunemente utilizzata nei pazienti con alto punteggio HAS- BLED ( maggiore o uguale a 2 ) ( p inferiore a 0.0001).
Il maggior utilizzo di anticoagulante orale è stato riscontrato con il sesso femminile ( p=0.0245 ).
Un minor uso di nuovi anticoagulanti orali era associato alla malattia valvolare cardiaca ( p inferiore a 0.0001 ), insufficienza cardiaca cronica ( p=0.0010 ), malattia coronarica ( p inferiore a 0.0001 ) e malattia arteriosa periferica ( p=0.0092 ).
La malattia coronarica ha rappresentato la motivazione più forte all’impiego della terapia di combinazione con anticoagulante orale più farmaco antiaggregante ( odds ratio, OR=8.54, p inferiore a 0.0001 ).
Quando è stato utilizzato il punteggio CHA2DS2-VASc, il 95.6% dei soggetti con un punteggio maggiore o uguale a 1 ha ricevuto la terapia antitrombotica, l’80.5% con un punteggio maggiore o uguale a 1 è stato trattato con terapia anticoagulante orale.
Da notare, l’83.7% di coloro che avevano un punteggio maggiore o uguale a 2 ha ricevuto terapia antitrombotica; di questi, il 70.9% di quelli con un punteggio maggiore o uguale a 2 ha ricevuto un anticoagulante orale; gli antagonisti della vitamina K sono stati usati nel 64.1% dei casi, mentre i nuovi anticoagulanti orali nel 6.9%.
In conclusione, l'indagine pilota EORP-AF ha fornito i dati sulla prescrizione della terapia anticoagulante orale nella fibrillazione atriale da parte dei cardiologi europei.
Mentre l'impiego degli anticoagulanti orali ( soprattutto antagonisti della vitamina K ) è migliorato rispetto all'indagine EuroHeart di un decennio fa, la terapia antiaggregante è ancora comunemente prescritta, con o senza terapia anticoagulante orale, mentre i pazienti anziani sono comunemente sottotrattati con gli anticoagulanti orali. ( Xagena2014 )
Lip GYH et al , Am J Med 2014; Epub ahead of print
Cardio2014 Farma2014
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