Dapagliflozin e apparente ipertensione resistente al trattamento nella insufficienza cardiaca con frazione di eiezione leggermente ridotta o preservata: studio DELIVER
L'ipertensione apparente resistente al trattamento ( aTRH ) è prevalente e associata a esiti avversi nell'insufficienza cardiaca con frazione di eiezione leggermente ridotta o preservata. Meno si sa circa il potenziale ruolo dell’inibizione del co-trasportatore sodio-glucosio 2 ( SGLT2 ) in questa popolazione ad alto rischio.
In questa analisi post hoc dello studio DELIVER ( Dapagliflozin Evaluation to Improve the Lives of Patients with Preserved Ejection Fraction Heart Failure ) sono stati valutati i profili clinici e gli effetti del trattamento con Dapagliflozin ( Forxiga ) tra i partecipanti con apparente ipertensione resistente al trattamento.
I partecipanti a DELIVER sono stati classificati sulla base della pressione arteriosa basale ( BP ), con apparente ipertensione resistente al trattamento definita come pressione arteriosa superiore o uguale a 140/90 mm Hg ( superiore o uguale a 130/80 mm Hg in caso di diabete ) nonostante il trattamento con 3 farmaci antipertensivi compreso un diuretico.
L’ipertensione non-resistente è stata definita come pressione arteriosa superiore alla soglia ma che non soddisfaceva i criteri di apparente ipertensione resistente al trattamento.
La pressione controllata è stata definita come pressione sotto soglia.
L’incidenza dell’esito primario ( morte cardiovascolare o peggioramento dell’evento di insufficienza cardiaca ), dei principali esiti secondari e degli eventi di sicurezza è stata valutata per categoria di pressione arteriosa al basale.
Tra i 6.263 partecipanti a DELIVER, 3.766 ( 60.1% ) avevano pressione arteriosa controllata, 1.779 ( 28.4% ) avevano ipertensione non-resistente e 718 ( 11.5% ) avevano apparente ipertensione resistente al trattamento al basale.
I partecipanti con apparente ipertensione resistente al trattamento avevano più comorbilità cardiometaboliche e tendevano ad avere una frazione di eiezione ventricolare sinistra più elevata e una funzione renale peggiore.
I tassi dell’esito primario erano 8.7 per 100 anni-paziente nei pazienti con pressione arteriosa controllata, 8.5 per 100 anni-paziente nel gruppo con ipertensione non-resistente e 9.5 per 100 anni-paziente nel gruppo con apparente ipertensione resistente al trattamento.
I benefici relativi del trattamento con Dapagliflozin rispetto al placebo sull’esito primario erano coerenti tra le categorie di pressione arteriosa ( P interazione=0.114 ). I partecipanti con apparente ipertensione resistente al trattamento hanno mostrato la maggiore riduzione assoluta del tasso di eventi primari con Dapagliflozin ( 4.1 per 100 anni-paziente ) rispetto ai soggetti con ipertensione non-resistente ( 2.7 per 100 anni-paziente ) e pressione arteriosa controllata ( 0.8 per 100 anni-paziente ).
Indipendentemente dal trattamento assegnato, i partecipanti con apparente ipertensione resistente al trattamento hanno presentato un tasso più elevato di eventi vascolari segnalati, inclusi infarto miocardico e ictus, nel corso del follow-up dello studio.
Dapagliflozin ha ridotto modestamente la pressione arteriosa sistolica ( da circa 1 a 3 mm Hg ) senza aumentare il rischio di ipotensione, ipovolemia o altri eventi avversi gravi, indipendentemente dalla categoria di pressione arteriosa, ma non ha migliorato la percentuale di partecipanti con apparente ipertensione resistente al trattamento che raggiungevano l'obiettivo di pressione arteriosa nel tempo.
L'apparente ipertensione resistente al trattamento è stata identificata in più di 1 su 10 pazienti con insufficienza cardiaca e frazione di eiezione ventricolare sinistra superiore al 40% nello studio DELIVER.
Dapagliflozin ha costantemente migliorato gli esiti clinici ed è risultato ben tollerato, anche tra i pazienti con apparente ipertensione resistente al trattamento. ( Xagena2023 )
Ostrominski JW et al, Circulation 2023; 148: 1945-1957
Cardio2023 Farma2023
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