Infarto miocardico acuto: l’intervento coronarico percutaneo offre maggiori vantaggi rispetto alla terapia medica nella riperfusione tardiva


E’ stata compiuta una revisione sistematica ed una meta-analisi di studi clinici randomizzati, che hanno confrontato l’intervento coronarico percutaneo ( PCI ) dell’arteria correlata all’infarto, con la terapia medica più di 12 ore dopo l’infarto miocardico acuto.

L’analisi è stata compiuta su 10 studi, che avevano arruolato 3.560 pazienti, con tempo mediano dall’infarto miocardico acuto alla randomizazione di 12 giorni ( range: 1-26 giorni ).

Il periodo osservazionale è stato in media di 2,8 anni.

Un totale di 1.779 soggetti erano stati allocati all’intervento PCI e 1.781 alla terapia medica.

La mortalità nei 2 gruppi è stata di 112 ( 6.3% ) e 149 ( 8.4% ) pazienti, rispettivamente, con un significativo miglioramento della sopravvivenza nel gruppo PCI ( odds ratio, OR=0.49; p=0.030 ).

Questo beneficio era associato ad effetti favorevoli sul rimodellamento cardiaco, come la migliorata frazione d’eiezione ventricolare sinistra nel gruppo PCI ( cambiamento: + 4.4%; p=0.009 ).

Dall’analisi è emerso che l’intervento coronarico percutaneo dell’arteria correlata all’infarto, eseguito tardivamente ( 12 ore-60 giorni ) dopo infarto miocardico acuto, è associato a significativi miglioramenti della funzione cardiaca e della sopravvivenza . ( Xagena2008 )

Abbate A et al, J Am Coll Cardiol 2008; 51: 956-964


Cardio2008


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