Prognosi dopo primo infarto del miocardio in pazienti con malattia infiammatoria intestinale in base alla attività di malattia


La malattia infiammatoria intestinale ( IBD ) è associata a un aumento del rischio cardiovascolare.
È stato esaminato l'effetto della malattia infiammatoria intestinale attiva sui principali eventi avversi cardiovascolari dopo infarto del miocardio.

In registri nazionali, sono stati identificati 86.790 pazienti con infarto miocardico per la prima volta nel periodo dal 2002 al 2011.
In totale, 1.030 pazienti avevano malattia infiammatoria intestinale e sono state classificate le fasi di attività della malattia in riacutizzazione ( 120 giorni ), attività persistente ( più di 120 giorni ), o remissione.

E’ stata stimata la mortalità a breve termine, il rischio di recidiva di infarto miocardico, la mortalità per tutte le cause e un composito di recidiva di infarto miocardico, morte cardiovascolare e ictus.

Gli odds ratio di morte durante l'ospedalizzazione o entro 30 giorni dalla dimissione ( n=13.339 ) corrispondevano a 3.29 per i pazienti con riacutizzazione di malattia infiammatoria intestinale, 1.62 per attività persistente e 0.97 per la remissione rispetto al gruppo senza malattia infiammatoria intestinale.

In 73.451 pazienti, di cui 863 con malattia infiammatoria intestinale, che erano vivi 30 giorni dopo la dimissione, la malattia infiammatoria intestinale è stata associata con un hazard ratio ( HR ) di 1.21 per la recidiva di infarto miocardico, 1.14 per la mortalità per tutte le cause e 1.17 per l'endpoint composito.

Rispetto al gruppo senza malattia infiammatoria intestinale, le riacutizzazioni di malattia infiammatoria intestinale, in particolare, sono state associate a un aumentato rischio di recidiva di infarto miocardico ( HR=3.09 ), mortalità per tutte le cause ( HR=2.25 ) ed endpoint composito ( HR=2.04 ), mentre nessun aumento del rischio è stato identificato in remissione.

In conclusione, la malattia infiammatoria intestinale attiva peggiora la prognosi dopo infarto del miocardio, soprattutto in relazione agli episodi di riacutizzazione. ( Xagena2014 )

Kristensen SL et al, Circ Cardiovasc Qual Outcomes 2014 ; Epub ahead of print

Cardio2014 Gastro2014



Indietro

Altri articoli

Il neuroprotettore Nerinetide si è dimostrato promettente nel ridurre i volumi dell'infarto nei modelli di riperfusione ischemica dei primati. Si...


È noto che l’emicrania e l’ipertensione indotta dalla gravidanza ( PIH ) aumentino il rischio cardiovascolare. Tuttavia, l’evidenza è limitata...


Evidenze recenti hanno suggerito un effetto benefico della trombectomia endovascolare nell'ictus ischemico acuto con ampio infarto; tuttavia, studi precedenti si...



Una meta-analisi ha evidenziato che l'impiego di Aspirina ( Acido Acetilsalicilico ) per la prevenzione dell'infarto del miocardio appare essere...


Il profilo beneficio-rischio della Bivalirudina ( Angiox ) rispetto alla terapia anticoagulante con Eparina nei pazienti con infarto miocardico senza...


Gli eventi di temperature estreme ( ETE ), tra cui ondate di caldo e ondate di freddo, sono stati collegati...


Il ruolo della terapia endovascolare per l'ictus acuto con un grande infarto non è stato ampiamente studiato nelle diverse popolazioni. È...


Il beneficio della rivascolarizzazione completa nei pazienti più anziani ( 75 anni di età e oltre ) con infarto miocardico...


Le linee guida per l'infarto miocardico con sopraslivellamento del tratto ST ( STEMI ) raccomandano un trattamento farmaco-invasivo se l'intervento...