Una precedente malattia arteriosa periferica ed una malattia cardiovascolare sono predittori indipendenti di outcome non favorevole nei pazienti con sindromi coronariche acute
Tra i 10.281 pazienti con sindromi coronariche acute arruolati nello Studio OPUS-TIMI 16 ( Orbofiban in the Patients with Unstable Coronary Syndromes – Thrombolysis in Myocardial Infarction ) è stato valutato l’effetto di precedenti eventi cerebrovascolari, attacchi ischemici transitori ( TIA ) e della malattia arteriosa periferica sull’outcome ( esito ).
I pazienti con malattia vascolare extracardiaca presentavano più fattori di rischio coronarico, avevano una storia di malattia coronarica ed erano stati sottoposti ad un più intensivo trattamento medico.
In questi pazienti l’evento acuto maggiormente riscontrato è stata l’angina pectoris instabile , meno comunemente l’infarto miocardico ad onda Q.
Nel corso dei 10 mesi di follow-up, la presenza di malattia vascolare extracardiaca era predittiva di un aumentato rischio di morte, re-infarto, ischemia ricorrente , ictus, e di un insieme di questi eventi.
Nonostante la maggior gravità della malattia coronarica ed il maggior rischio di eventi , i pazienti con malattia vascolare extra-cardiaca erano trattati meno frequentemente con i beta-bloccanti e più spesso con i calcio-antagonisti.
Secondo questo studio, nei pazienti con sindromi coronariche acute, la presenza di un precedente evento cerebrovascolare, TIA o malattia arteriosa periferica , è associata ad una più estesa malattia coronarica e ad un outcome meno favorevole.
Questi pazienti sembrano essere trattati meno aggressivamente, e questo può spiegare, almeno in parte, la loro non buona prognosi. ( Xagena2003 )
Cotter G et al, Am Heart J 2003; 145:622-627
Cardio2003
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