Antinfiammatori anti-COX-2: il rischio cardiovascolare è un effetto di classe
Sei anni fa Garret FitzGerald, direttore dell’Institute for Translational Medicine and Therapeutics alla Pennsylvania University – School of Medicine, aveva predetto che i farmaci antinfiammatori ad azione inibitoria selettiva COX-2 potevano essere correlati ad un’aumentata incidenza di infarto miocardico e di ictus.
La prima inequivocabile evidenza del rischio cardiovascolare con un inibitore COX-2 è emersa con lo studio APPROVe, che stava valutando il Vioxx ( Rofecoxib ) nella prevenzione degli adenomi del colon-retto.
Il farmaco è stato ritirato dal commercio dalla Merck & Co il 30 di settembre del 2004.
Poco dopo, nel corso dell’Annual Meeting dell’American Heart Association ( AHA ) nel novembre 2004, sono stati presenti, per la prima volta, i dati di un aumento del rischio cardiovascolare con un altro inibitore COX-2, Bextra ( Valdecoxib ).
Due studi, controllati con placebo, hanno valutato l’effetto del Bextra e del Dynastat ( Parecoxib ) nei pazienti sottoposti a bypass coronarico.
Questi studi erano sponsorizzati da Pfizer.
Il Parecoxib, somministrato per via endovenosa, è convertito nell’organismo entro breve tempo ( minuti ) a Valdecoxib.
Il primo studio aveva coinvolto circa 400 pazienti ed aveva avuto una durata di 14 giorni.
Nei primi 3 giorni era stato somministrato il Parecoxib e successivamente il Valdecoxib per bocca.
Nonostante che il trattamento con Dynastat / Bextra fosse efficace nel ridurre il dolore, erano emersi segnali di effetti indesiderati a livello cardiovascolare.
Un secondo studio, di più ampie dimensioni, ha valutato il Bextra, ad un dosaggio più ridotto e per una più breve durata di somministrazione ( 10 giorni ).
I pazienti sono stati assegnati in modo random entro 24 ore dall’intervento di bypass coronarico a:
a) dosaggio iniziale di Parecoxib di 40 mg e.v., poi 20 mg e.v. ogni 12 ore per un minimo di 3 giorni, seguiti da Valdecoxib per os ( 20 mg ogni 12 ore ) per un periodo di trattamento complessivo di 10 giorni ( n = 544 );
b) placebo e.v., seguito da Valdecoxib per os ( n = 544 );
c) placebo e.v., seguito da placebo per os ( n = 548 ).
Tra i pazienti trattati con Parecoxib/Valdecoxib l’incidenza di eventi cardiovascolari / tromboembolici è risultata significativamente maggiore ( 2% ) rispetto al trattamento con placebo/placebo ( 0,5% ).
Anche il trattamento placebo/Valdecoxib è risultato associato ad una maggiore incidenza di eventi tromboembolici rispetto al placebo, ma questa differenza non ha raggiunto la significatività statistica.
I risultati di questi due studi clinici hanno confermato le ipotesi di FitzGerald del 1999.
L’interruzione, da parte del National Cancer Institute, nel dicembre 2004 dello studio clinico APC, che stava valutando un altro inibitore COX-2, Celebrex ( Celecoxib ), nella prevenzione degli adenomi del colon retto a causa di un’aumentata incidenza di infarto miocardico e di ictus, ha messo la parola fine alla discussione sulla sicurezza cardiovascolare degli inibitori COX-2.
E’ oramai provato che il rischio cardiovascolare è un effetto di classe dei farmaci antinfiammatori ad azione selettiva COX-2. ( Xagena2005 )
Fonte:
1) Circulation, 2005
2) FDA, 2005
Farma2005 Reuma2005
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