Effetto della breve durata procedurale con Bivalirudina sul rischio aumentato di trombosi acuta dello stent nei pazienti con infarto STEMI
La Bivalirudina ( Angiox ) è stata associata a emorragia e mortalità ridotte durante l'intervento coronarico percutaneo ( PCI ) primario per infarto miocardico con sopraslivellamento del tratto ST ( STEMI ).
Tuttavia, sono aumentati i tassi di trombosi acuta dello stent ( AST ) quando la Bivalirudina è stata interrotta alla fine della procedura, il che è forse correlato alla breve emivita di questo farmaco.
È stato valutato l'effetto clinico della durata della procedura sulla trombosi acuta dello stent quando si faceva uso della Bivalirudina o dell'Eparina più inibitore del recettore della glicoproteina IIb/IIIa ( GPI ).
È stata eseguita un'analisi ad hoc degli esiti dello studio HORIZONS-AMI ( Harmonizing Outcomes with Revascularization and Stents in Acute Myocardial Infarction ) nel periodo 2015-2016, su pazienti sottoposti a intervento coronarico percutaneo con stent, randomizzati a Bivalirudina o a Eparina più inibitore della glicoproteina IIb/IIIa.
La durata della procedura è stata definita come la differenza tra l'arrivo del paziente alla cateterizzazione e l'angiogramma finale.
Lo studio ha riguardato 3.602 pazienti con infarto STEMI, di età pari o superiore a 18 anni, sottoposti a intervento coronarico percutaneo primario e presentatisi a meno di 12 ore dall'insorgenza dei sintomi.
L’esito principale era la trombosi acuta dello stent, alutata da un Comitato per gli eventi clinici avvenuti 24 ore o meno dopo intervento PCI.
Tra i pazienti inclusi nell’analisi, il tempo di procedura è stato identificato in 1.286 trattati con Bivalirudina e in 1.412 trattati con Eparina più inibitore GP.
Le procedure più brevi sono state definite come il quartile più basso della durata ( meno di 45 minuti ).
I pazienti sottoposti a procedure più brevi erano più giovani e con meno probabilità di essere ipertesi e fumatori.
Le procedure più brevi sono risultate meno complicate con meno stent impiantati, meno stent multivasali, meno trombi e meno no-reflow ( mancata riperfusione del tessuto ischemico ).
Un aumentato rischio di trombosi acuta dello stent è stato associato a procedure più brevi rispetto a procedure più lunghe con Bivalirudina ( 7, 2.1%, vs 7, 0.7%, rischio relativo, 2.87, P=0.04 ), ma non con Eparina più inibitore GP ( 0 vs 3, 0.3%; P=0.30 ).
In conclusione, nonostante una minore complessità procedurale, un tempo di intervento coronarico percutaneo primario più corto è stato associato a un aumentato rischio di trombosi acuta dello stent nei pazienti trattati con Bivalirudina, ma non nei pazienti trattati con Eparina più inibitore della glicoproteina IIb/IIIa, probabilmente a causa del rapido calo dell'effetto antitrombotico della Bivalirudina durante una finestra di riodtta azione antiaggregante orale. ( Xagena2017 )
Tamez H et al, JAMA Cardiol 2017; 2: 673-677
Cardio2017 Farma2017
Indietro
Altri articoli
Impatto combinato dell’emicrania e dell’ipertensione indotta dalla gravidanza sul rischio a lungo termine di infarto miocardico prematuro e ictus
È noto che l’emicrania e l’ipertensione indotta dalla gravidanza ( PIH ) aumentino il rischio cardiovascolare. Tuttavia, l’evidenza è limitata...
Xagrid: rischio di trombosi incluso infarto cerebrale in caso di interruzione improvvisa del trattamento
L'Agenzia europea per i medicinali ( EMA ) e l’Agenzia Italiana del Farmaco ( AIFA ), hanno informato gli operatori...
L'infarto miocardico e la malattia infiammatoria sistemica aumentano il rischio di mortalità nei giovani adulti
I pazienti di età pari o inferiore a 50 anni che hanno sofferto di un infarto miocardico e hanno malattie...
Acido Linoleico plasmatico e dietetico e rischio a 3 anni di diabete di tipo 2 dopo infarto miocardico: un'analisi prospettica nella coorte Alpha Omega
E' stato studiato l'Acido Linoleico dietetico e le concentrazioni plasmatiche in relazione al rischio di diabete di tipo 2 nei...
Colesterolo LDL elevato e aumento del rischio di infarto miocardico e malattia cardiovascolare aterosclerotica in individui di età compresa tra 70 e 100 anni
I risultati di studi storici suggeriscono che un colesterolo LDL elevato non è associato a un aumento del rischio di...
Associazione tra terapia intravitreale anti-VEGF e rischio di ictus, infarto miocardico e morte nei pazienti con degenerazione maculare senile essudativa
Gli studi attuali che hanno valutato il rischio di ictus, infarto del miocardio e decesso nei pazienti sottoposti a terapia...
I fattori di rischio tradizionali potrebbero non spiegare l'aumento dell'incidenza di infarto del miocardio nella sclerosi multipla
È stato confrontato il rischio di infarto miocardico acuto incidente nella popolazione affetta da sclerosi multipla e una popolazione abbinata...
Infarto miocardico silente e rischio a lungo termine di insufficienza cardiaca
Sebbene l'infarto miocardico silente rappresenti circa la metà del numero totale di infarti miocardici, il rischio di insufficienza cardiaca tra...
Rischio maggiore di demenza vascolare nei pazienti sopravvissuti a infarto miocardico
L’aumento del rischio di demenza dopo infarto miocardico può essere mediato da fattori di rischio condivisi ( ad esempio, aterosclerosi...
La malattia infiammatoria intestinale correlata ad aumentato rischio di infarto miocardico
Uno studio ha dimostrato che i pazienti con malattia infiammatoria intestinale sono a maggior rischio di infarto miocardico. L'infiammazione cronica è...