Il trattamento della depressione dopo sindromi coronariche acute può ridurre il rischio cardiaco
I pazienti con depressione appaiono avere un’alterata capacità di recuperare la normale variabilità della frequenza cardiaca ( HRV ) dopo sindrome coronarica acuta.
Tuttavia i pazienti che sono trattati con antidepressivi o che presentano un cambiamento dell’umore, possono sperimentare un miglioramento nella variabilità della frequenza cardiaca, rispetto ai pazienti non trattati o che rimangono depressi.
La variabilità della frequenza cardiaca rappresenta l’insieme delle oscillazioni del battito cardiaco, dovute alle variazioni dell’equilibrio del sistema neurovegetativo simpato-vagale.
La bassa variabilità della frequenza cardiaca è un predittore di mortalità dopo infarto miocardico.
La variabilità della frequenza cardiaca è ridotta nei pazienti depressi rispetto ai non-depressi, dopo infarto miocardico.
Nei pazienti non-depressi che presentavano un episodio coronarico acuto, la variabilità della frequenza cardiaca si riduce e poi recupera, ma non completamente, duramte i mesi successivi.
Alexander H Glassmann della Columbia University e collaboratori hanno misurato la variabilità della frequenza cardiaca in 290 pazienti depressi, in media, 3 settimane dopo che erano stati ospedalizzati per sindrome coronarica acuta.
Dopo 16 settimane, 258 pazienti sono stati sottoposti ad una seconda misurazione della variabilità della frequenza cardiaca.
E’ stato anche valutato lo stato depressivo dei pazienti, e la risposta clinica al trattamento antidepressivo.
All’inizio dello studio, i precedenti episodi di depressione erano associati ad un più basso valore di HRV.
Alla 16.a settimana, i pazienti depressi hanno preentato un più lento recupero della variabilità della frequenza cardiaca, rispetto a quanto atteso, ed alcuni hanno presentato persino una riduzione.
I pazienti che hanno assunto l’antidepressivo Sertralina ( Zoloft ) sono andati incontro ad un aumento del 9% della variabilità della fequenza cardiaca, mentre i pazienti che hanno assunto placebo hanno presentato un decremento del 10%, rispetto all’aumento del 28-33% nel recupero della variabilità della fequenza cardiaca, osservata nei precedenti studi dei pazienti non-depressi.
I Ricercatori hanno osservato che sia il trattamento con Sertralina sia il recupero sintomatico dalla depressione erano associate ad aumentata variabilità della frequenza cardiaca, rispetto ai gruppi controllo post-sindrome coronarica acuta, trattati con placebo e che non avevano recuperato; questo era principalmente dovuto a ridotta variabilità della frequenza cardiaca nei gruppi di controllo.
I meccanismi alla base della relazione tra variabilità della frequenza cardiaca, depressione, e morte cardiaca, rimangono ancora non ben definiti.
Tuttavia è evidente che la depressione risulta associata a cambiamenti biologici, tra cui aumento della frequenza cardiaca, della risposta infiammatoria, dei livelli plasmatici di noradrenalina, della reattività piastrinica, e riduzione della variabilità della frequenza cardiaca.
I dati dello studio hanno mostrato che i pazienti affetti da depressione dopo sindrome coronarica acuta dovrebbero essere trattati in modo aggressivo, perché sono ad elevato rischio cardiaco. ( Xagena2007 )
Fonte: Archives of General Psychiatry, 2007
Farma2007 Cardio2007 Psyche2007
Indietro
Altri articoli
Ticagrelor o Prasugrel in pazienti con sindromi coronariche acute
I meriti relativi di Ticagrelor ( Brilique ) rispetto al Prasugrel ( Efient ) nei pazienti con sindromi coronariche acute...
Esiti di ictus con Vorapaxar e placebo nei pazienti con sindromi coronariche acute: studio TRACER
Vorapaxar, un antagonista del recettore 1 attivato dalla proteasi, è approvato per la prevenzione secondaria di eventi cardiovascolari, ma è...
Il regime antiaggregante e anticoagulante orale diretto efficace nell'infarto STEMI, ma non in altre sindromi coronariche acute
I benefici clinici degli anticoagulanti orali diretti in aggiunta alla terapia antipiastrinica come prevenzione secondaria dopo sindrome coronarica acuta possono...
Anticoagulanti orali diretti in aggiunta alla terapia antipiastrinica per la prevenzione secondaria dopo sindromi coronariche acute
I pazienti con sindrome coronarica acuta ( ACS ) rimangono ad alto rischio di andare incontro a eventi ischemici ricorrenti....
Confronto fra Prasugrel a dosi ridotte e Clopidogrel a dose standard nei pazienti anziani con sindromi coronariche acute sottoposti a rivascolarizzazione percutanea precoce
I pazienti anziani sono a rischio elevato di complicanze sia ischemiche che emorragiche dopo una sindrome coronarica acuta e mostrano...
Apixaban dopo sindromi coronariche acute in pazienti con precedente ictus: studio APPRAISE-2
I pazienti con precedente ictus sono a maggior rischio di eventi cardiovascolari ricorrenti post-sindromi coronariche acute ( ACS ) e...
Rivascolarizzazione coronarica percutanea versus chirurgica nei pazienti con diabete mellito e sindromi coronariche acute
I dati di studi randomizzati supportano la superiorità degli interventi chirurgici di bypass delle arterie coronarie ( CABG ) rispetto all'intervento...
Sindromi coronariche acute: TMAO appare essere un marcatore prognostico per gli eventi cardiovascolari
I livelli sistemici di trimetilammina-N-ossido ( TMAO ), un metabolita pro-aterogeno e pro-trombotico prodotto dal metabolismo della flora intestinale sui...
Il livello di GDF-15 predice il sanguinamento maggiore e gli eventi cardiovascolari nei pazienti con sindromi coronariche acute
Il fattore 15 di crescita e differenziazione ( GDF-15 ) predice la mortalità e gli eventi cardiovascolari compositi nei pazienti...
Valore prognostico dei livelli di PCSK9 nei pazienti con sindromi coronariche acute
La proproteina convertasi subtilisina-kexina 9 ( PCSK9 ) è un obiettivo emergente per il trattamento della ipercolesterolemia, ma l'utilità clinica...