Rivascolarizzazione coronarica percutanea versus chirurgica nei pazienti con diabete mellito e sindromi coronariche acute
I dati di studi randomizzati supportano la superiorità degli interventi chirurgici di bypass delle arterie coronarie ( CABG ) rispetto all'intervento coronarico percutaneo ( PCI ) nei pazienti diabetici con malattia coronarica multivasale ( MV-CAD ).
Tuttavia, non è chiaro se questo beneficio sia osservato in una popolazione reale di soggetti con cardiopatia ischemica stabile e sindromi coronariche acute.
Uno studio ha valutato la generalizzabilità dello studio FREEDOM ( Future REvascularization Evaluation in Patients with Diabetes Mellitus: Optimal Management of Multi-vessel Disease ) in in setting reale ( pratica real-world ) tra i pazienti con diabete mellito e malattia coronarica multivasale, residenti nella Columbia Britannica, Canada.
Inoltre, lo studio ha valutato l'impatto della modalità di rivascolarizzazione ( CABG vs PCI con stent a rilascio di farmaco ) in pazienti diabetici con sindrome coronarica acuta e malattia coronarica multivasale.
In un ampio database basato sulla popolazione della Columbia Britannica, lo studio ha valutato i principali esiti cardiovascolari in tutti i pazienti diabetici sottoposti a rivascolarizzazione coronarica tra il 2007 e il 2014 ( n=4.661, 2.947 pazienti con sindrome coronarica acuta ).
L'endpoint primario ( eventi avversi cardiaci o cerebrovascolari maggiori, MACCE ) era un composito di morte per tutte le cause, infarto miocardico non-fatale e ictus non-fatale.
È stato confrontato Il rischio di MACCE con CABG o PCI.
A 30 giorni dalla rivascolarizzazione, per i pazienti con sindrome coronarica acuta l’odds ratio ( OR ) per MACCE ha favorito CABG ( OR=0.49 ), mentre tra i pazienti con cardiopatia ischemica stabile, MACCE non è stato influenzato dalla strategia di rivascolarizzazione ( OR=1.46; P interazione minore di 0.01 ).
Con un follow-up mediano di 3.3 anni, il beneficio tardivo ( da 31 giorni a 5 anni ) di CABG rispetto a PCI non è più variato per acuità della presentazione, con un hazard ratio per MACCE nei pazienti con sindrome coronarica acuta di 0.67 e un hazard ratio per i pazienti con cardiopatia ischemica stabile di 0.55 ( P interazione=0.28 ).
In conclusione, nei pazienti diabetici con malattia coronarica multivasale, CABG è risultato associato a una percentuale inferiore di MACCE a lungo termine rispetto a PCI sia per sindrome coronarica acuta che per cardiopatia ischemica stabile.
Uno studio randomizzato e ben potenziato di CABG rispetto a PCI nella popolazione con sindrome coronarica acuta è giustificato dal fatto che questi pazienti sono stati ampiamente esclusi dagli studi precedenti. ( Xagena2017 )
Ramanathan K et al, JACC 2017; 70: 2995-3006
Cardio2017 Endo2017 Chiru2017
Indietro
Altri articoli
Ticagrelor o Prasugrel in pazienti con sindromi coronariche acute
I meriti relativi di Ticagrelor ( Brilique ) rispetto al Prasugrel ( Efient ) nei pazienti con sindromi coronariche acute...
Esiti di ictus con Vorapaxar e placebo nei pazienti con sindromi coronariche acute: studio TRACER
Vorapaxar, un antagonista del recettore 1 attivato dalla proteasi, è approvato per la prevenzione secondaria di eventi cardiovascolari, ma è...
Il regime antiaggregante e anticoagulante orale diretto efficace nell'infarto STEMI, ma non in altre sindromi coronariche acute
I benefici clinici degli anticoagulanti orali diretti in aggiunta alla terapia antipiastrinica come prevenzione secondaria dopo sindrome coronarica acuta possono...
Anticoagulanti orali diretti in aggiunta alla terapia antipiastrinica per la prevenzione secondaria dopo sindromi coronariche acute
I pazienti con sindrome coronarica acuta ( ACS ) rimangono ad alto rischio di andare incontro a eventi ischemici ricorrenti....
Confronto fra Prasugrel a dosi ridotte e Clopidogrel a dose standard nei pazienti anziani con sindromi coronariche acute sottoposti a rivascolarizzazione percutanea precoce
I pazienti anziani sono a rischio elevato di complicanze sia ischemiche che emorragiche dopo una sindrome coronarica acuta e mostrano...
Apixaban dopo sindromi coronariche acute in pazienti con precedente ictus: studio APPRAISE-2
I pazienti con precedente ictus sono a maggior rischio di eventi cardiovascolari ricorrenti post-sindromi coronariche acute ( ACS ) e...
Sindromi coronariche acute: TMAO appare essere un marcatore prognostico per gli eventi cardiovascolari
I livelli sistemici di trimetilammina-N-ossido ( TMAO ), un metabolita pro-aterogeno e pro-trombotico prodotto dal metabolismo della flora intestinale sui...
Il livello di GDF-15 predice il sanguinamento maggiore e gli eventi cardiovascolari nei pazienti con sindromi coronariche acute
Il fattore 15 di crescita e differenziazione ( GDF-15 ) predice la mortalità e gli eventi cardiovascolari compositi nei pazienti...
Valore prognostico dei livelli di PCSK9 nei pazienti con sindromi coronariche acute
La proproteina convertasi subtilisina-kexina 9 ( PCSK9 ) è un obiettivo emergente per il trattamento della ipercolesterolemia, ma l'utilità clinica...