Statine e fibrillazione atriale


Le statine, oltre a ridurre la colesterolemia, hanno alcuni effetti pleiotropici che possono agire favorevolmente sul substrato della fibrillazione atriale e sul rimodellamento atriale, quali una azione antinfiammatoria e antiossidante. Inoltre, aumentando la sintesi dell’ossido nitrico a livello endoteliale possono svolgere un effetto protettivo sulla matrice extracellulare.
In effetti, in alcuni studi sperimentali, le statine hanno dimostrato di ridurre, a livello atriale, i processi infiammatori e la formazione di tessuto fibroso, di prevenire l’accorciamento dei periodi refrattari e il rallentamento della conduzione e di ridurre la durata degli accessi di fibrillazione atriale rispetto ai controlli.

In clinica, esistono alcuni studi retrospettivi e prospettici sull’efficacia clinica delle statine nella prevenzione primaria e secondaria della fibrillazione atriale. I dati sono contrastanti e ottenuti prevalentemente da studi retrospettivi mentre gli studi prospettici sono di piccole dimensioni.

Vista l’azione antinfiammatoria delle statine, è stato in particolare studiato il loro effetto nella prevenzione della fibrillazione atriale in cardiochirurgia.
Lo studio ARMYDA-3 ha evidenziato una significativa riduzione della incidenza di episodi postoperatori di fibrillazione atriale in 200 pazienti randomizzati ad Atorvastatina versus placebo.

Benché il dato risulti non sempre confermato nei successivi studi, nella metanalisi di Chen et al. è evidenziabile un beneficio statisticamente significativo delle statine nella prevenzione della fibrillazione atriale in cardiochirurgia.

Invece nelle altre situazioni cliniche di prevenzione primaria e secondaria, compresi gli studi dopo ablazione atriale, le statine non sono risultate efficaci nel prevenire la fibrillazione atriale, come confermato anche dalla recente metanalisi di Rahimi et al..

Alla luce di questi dati le statine, grazie in particolare al loro effetto antinfiammatorio, possono ridurre l’incidenza di episodi di fibrillazione atriale di nuova insorgenza dopo intervento cardiochirurgico ( raccomandazione di classe IIa, livello di evidenza B ), ma al momento non sembrano esservi dati sufficienti per raccomandare il loro impiego nella prevenzione secondaria della fibrillazione atriale ( raccomandazione di classe IIb, livello di evidenza B ). ( Xagena2013 )

Fonte: Linee guida AIAC per la gestione e il trattamento della fibrillazione atriale. Aggiornamento 2013

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