Impatto della terapia trombolitica sull'esito a lungo termine della embolia polmonare a rischio intermedio: studio PEITHO
Sono stati studiati la prognosi a lungo termine dei pazienti con embolia polmonare ( PE ) a rischio intermedio e l'effetto del trattamento trombolitico sulla persistenza dei sintomi o sullo sviluppo di complicazioni tardive.
Lo studio PEITHO ( Pulmonary Embolism Thrombolysis ) era un confronto randomizzato sulla trombolisi con Tenecteplase ( Metalyse ) rispetto a placebo nei pazienti normotesi con embolia polmonare acuta, disfunzione ventricolare destra all’imaging e risultato positivo al test della troponina cardiaca.
Entrambi i braccii di trattamento hanno ricevuto una terapia anticoagulante standard. Hanno partecipato 709 pazienti randomizzati.
La sopravvivenza a lungo termine ( mediana 37.8 mesi ) è stata valutata in 353 pazienti su 359 ( 98.3% ) nel braccio trombolisi e in 343 su 350 ( 98,0% ) nel braccio placebo.
I tassi complessivi di mortalità sono stati rispettivamente del 20.3% e del 18.0% ( P=0.43 ).
Tra il giorno 30 e il follow-up a lungo termine si sono verificati 65 decessi nel braccio trombolisi e 53 nel braccio placebo.
All'esame di follow-up dei sopravvissuti, la dispnea persistente ( per lo più lieve ) o la limitazione funzionale sono state riportate nel 36.0% rispetto al 30.1% dei pazienti ( P=0.23 ).
L'ecocardiografia ( eseguita su 144 e 146 pazienti randomizzati alla trombolisi e al placebo, rispettivamente ) non ha rivelato differenze significative nell'ipertensione polmonare residua o nella disfunzione del ventricolo destro.
L'ipertensione polmonare tromboembolica cronica ( CTEPH ) è stata confermata in 4 casi ( 2.1% ) rispetto a 6 ( 3.2% ) ( P=0.79 ).
In conclusione, circa il 33% dei pazienti ha riportato un certo grado di limitazione funzionale persistente dopo embolia polmonare a rischio intermedio, ma l'ipertensione CTEPH è rara.
Il trattamento trombolitico non ha influenzato i tassi di mortalità a lungo termine e non sembra aver ridotto la dispnea residua o la disfunzione del ventricolo destro in questi pazienti. ( Xagena2017 )
Konstantinides SV et al, J Am Coll Cardiol 2017; 69: 1536-1544
Cardio2017
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