Rischio di sanguinamento e tromboembolia arteriosa nei pazienti con fibrillazione atriale non-valvolare mantenuti con un antagonista della vitamina K o passati a un anticoagulante orale non-antagonista della vitamina K


I pazienti con fibrillazione atriale non-valvolare che ricevono o sono stati precedentemente esposti a un antagonista della vitamina K potrebbero passare a un anticoagulante orale non-antagonista della vitamina K ( NOAC ), ma sono disponibili poche informazioni riguardo al rischio di sanguinamento e di tromboembolia arteriosa dopo tale cambiamento.

E’ stato confrontato il rischio di sanguinamento tra gli individui che hanno cambiato farmaco e quelli che sono rimasti con un antagonista della vitamina K ( non-switcher ) in condizioni reali.

È stato effettuato uno studio di coorti abbinate con informazioni provenienti da banche dati sanitarie francesi.
Sono stati estratti i dati per gli adulti ( età a partire da 18 anni ) con fibrillazione atriale non-valvolare che hanno ricevuto la prima prescrizione di un antagonista della vitamina K ( Fluindione, Warfarin o Acenocumarolo ) tra il 2011 e il 2012, e che sono passati a un NOAC ( Dabigatran [ Pradaxa ] o Rivaroxaban [ Xarelto ] ) o hanno mantenuto l’antagonista della vitamina K.
Ogni switcher è stato abbinato con un massimo di 2 non-switcher, sulla base di otto variabili, tra cui sesso, età e rapporto internazionale normalizzato.

L'endpoint primario era l'incidenza di sanguinamento ( emorragia intracranica, emorragia gastrointestinale, o altro ) negli switcher rispetto ai non-switcher, e gli switcher stratificati per tipo di anticoagulante orale non-antagonista della vitamina K, rispetto ai non-switcher.

Ogni paziente è stato seguito fino a 1 anno; lo studio è stato chiuso a ottobre 2013.

Su 17.410 partecipanti, 6.705 sono passati a un anticoagulante orale non-antagonisti della vitamina K ( switcher ) e 10.705 sono rimasti in trattamento con antagonisti della vitamina K ( non-switcher ).
L'età media dei partecipanti era di 75 anni, 8.339 ( 48% ) erano donne e la durata media dell'esposizione a un antagonista della vitamina K prima del cambiamento è stata di 8.1 mesi.

Dopo un follow-up mediano di 10.0 mesi non è stata notata alcuna differenza tra i gruppi per eventi di sanguinamento ( 99 negli switcher [ 1% ] vs 193 nei non-switcher [ 2% ]; P=0.54 ).

In analisi multivariate aggiustate, il rischio di sanguinamento negli switcher non è stato diverso da quello nei non-switcher ( hazard ratio, HR=0.87; P=0.30 ).
Inoltre, non sono emerse differenze quando il rischio di sanguinamento è stato confrontato tra switcher da un antagonista della vitamina K a Dabigatran ( HR=0.78, P=0.15 ), switcher da un antagonista della vitamina K a Rivaroxaban ( HR=1.04, P=0.86 ) e non-switcher.

In questo studio di coorti abbinate, i risultati hanno indicato che i pazienti con fibrillazione atriale non-valvolare che cambiano il trattamento con anticoagulante orale da un antagonista della vitamina K a un non-antagonista della vitamina K non sono ad aumentato rischio di sanguinamento.
Potrebbero essere necessari ulteriori studi con un follow-up più lungo. ( Xagena2015 )

Bouillon K et al, Lancet 2015;2:e150-e159

Cardio2015 Emo2015 Farma2015


Indietro

Altri articoli

La prevenzione del sanguinamento e delle sue conseguenze è l’obiettivo principale del trattamento dell’emofilia e determina le scelte terapeutiche per...


Il sanguinamento idiopatico nel secondo trimestre di gravidanza complica meno dell’1% di tutte le gravidanze. Questa complicanza della gravidanza può essere...


Gli attuali strumenti di decisione clinica per valutare il rischio di sanguinamento nei soggetti con fibrillazione atriale hanno prestazioni limitate...


Un sanguinamento mestruale abbondante si verifica nell’80% delle donne affette dalla malattia di von Willebrand ed è associato a carenza...


Il sanguinamento ricorrente dell'intestino tenue rappresenta il 5-10% dei casi di sanguinamento gastrointestinale e rimane una sfida terapeutica. La Talidomide...


I contraccettivi reversibili a lunga durata d'azione, inclusi i sistemi intrauterini a rilascio ormonale di Levonorgestrel, sono i metodi più...


Andexanet alfa ( Ondexxya ) è un fattore Xa inattivo ricombinante modificato ( FXa ) progettato per la reversione degli...


Hemlibra, il cui principio attivo è Emicizumab, è impiegato per la prevenzione o la riduzione del sanguinamento nei pazienti affetti...


Il sistema intrauterino Levonorgestrel e i contraccettivi orali combinati sono i due trattamenti non-chirurgici più comunemente utilizzati per il sanguinamento...


Negli studi registrativi LIBERTY 1 e 2 e nello studio di estensione a lungo termine, la terapia di combinazione con...