Semaglutide ed esiti cardiovascolari nell'obesità senza diabete
Semaglutide ( Wegovy ), un agonista del recettore di GPL-1 ( peptide-1 simil-glucagone ), ha dimostrato di ridurre il rischio di eventi cardiovascolari avversi nei pazienti con diabete mellito.
Non è noto se Semaglutide possa ridurre il rischio cardiovascolare associato al sovrappeso e all’obesità in assenza di diabete.
In uno studio di superiorità multicentrico, in doppio cieco, randomizzato, controllato con placebo, basato sugli eventi, sono stati arruolati pazienti di età pari o superiore a 45 anni che avevano una malattia cardiovascolare preesistente e un indice di massa corporea ( BMI; peso in kg diviso per il quadrato dell'altezza in metri ) di 27 o superiore ma senza storia di diabete.
I pazienti sono stati assegnati in modo casuale a ricevere Semaglutide per via sottocutanea una volta a settimana alla dose di 2.4 mg oppure placebo.
L’endpoint cardiovascolare primario era un composito di morte per cause cardiovascolari, infarto miocardico non-fatale o ictus non-fatale in un’analisi del tempo al primo evento.
È stata valutata anche la sicurezza.
Sono stati arruolati in totale 17.604 pazienti; 8.803 sono stati assegnati a ricevere Semaglutide e 8.801 a ricevere placebo.
La durata media dell’esposizione a Semaglutide oppure placebo è stata di 34.2 mesi e la durata media del follow-up è stata di 39.8 mesi.
Un evento endpoint cardiovascolare primario si è verificato in 569 degli 8.803 pazienti ( 6.5% ) nel gruppo Semaglutide e in 701 degli 8.801 pazienti ( 8.0% ) nel gruppo placebo ( hazard ratio, HR=0.80; P minore di 0.001 ).
Eventi avversi che hanno portato all'interruzione permanente del prodotto in studio si sono verificati in 1.461 pazienti ( 16.6% ) nel gruppo Semaglutide e in 718 pazienti ( 8.2% ) nel gruppo placebo ( P minore di 0.001 ).
Nei pazienti con malattie cardiovascolari preesistenti e sovrappeso o obesità ma senza diabete mellito, Semaglutide sottocutanea settimanale alla dose di 2.4 mg si è rivelato superiore al placebo nel ridurre l’incidenza di morte per cause cardiovascolari, infarto miocardico non-fatale o ictus non-fatale a un follow-up medio di 39.8 mesi. ( Xagena2023 )
Lincoff AM et al, N Engl J Med 2023; 389: 2221-2232
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