Effetto della denervazione simpatica renale sul metabolismo del glucosio in pazienti con ipertensione resistente


L’ipertensione è associata a ridotto metabolismo del glucosio e a insulino-resistenza, e l’attivazione cronica del sistema nervoso simpatico potrebbe contribuire a entrambe le condizioni.

Uno studio ha valutato l’effetto della denervazione simpatica renale basata su catetere sul metabolismo del glucosio e sul controllo pressorio in pazienti con ipertensione resistente.

Sono stati arruolati nello studio 50 pazienti con ipertensione resistente alla terapia.
In totale, 37 pazienti sono stati sottoposti a denervazione renale bilaterale mediante catetere, e 13 sono stati assegnati a un gruppo controllo.

Pressione sistolica e diastolica, glicemia a digiuno, insulina, peptide C, emoglobina A(1c), sensibilità calcolata all’insulina ( indice HOMA - homeostasis model assessment-insulin resistance ) e i livelli di glucosio durante un test orale di tolleranza al glucosio sono stati misurati prima e 1 e 3 mesi dopo il trattamento.

La pressione media al basale era di178/96 mmHg.

A 1 e 3 mesi, questo valore si è ridotto di -28/-10 mmHg ( P inferiore a 0.001 ) e -32/-12 mmHg ( P inferiore a 0.001 ), rispettivamente, nel gruppo trattamento, senza cambiamenti nel concomitante trattamento anti-ipertensivo.

Tre mesi dopo la denervazione renale, la glicemia a digiuno si è ridotta da 118 a 108 mg/dL ( P=0.039 ).

I livelli di insulina sono diminuiti da 20.8 a 9.3 microUI/mL ( P=0.006 ) e quelli di peptide C da 5.3 a 3.0 ng/mL ( P=0.002 ).

Dopo 3 mesi, l’indice HOMA ( homeostasis model assessment-insulin resistance ) è sceso da 6.0 a 2.4 ( P=0.001 ).

Inoltre, i livelli medi di glucosio a 2 ore durante il test di tolleranza al glucosio si sono ridotti significativamente di 27 mg/dL ( P=0.012 ).

Non sono stati osservati cambiamenti significativi nella pressione sanguigna o nei marcatori metabolici nel gruppo controllo.

In conclusione, la denervazione simpatica renale migliora il metabolismo del glucosio e la sensibilità all’insulina, oltre a ridurre significativamente la pressione sanguigna.
Tuttavia, questo miglioramento sembra non essere correlato a cambiamenti nel trattamento farmacologico.
Questa nuova procedura potrebbe dunque fornire protezione nei pazienti con ipertensione resistente e con disordini metabolici associati ad alto rischio cardiovascolare. ( Xagena2011 )

Mahfoud F et al, Circulation 2011; 123: 1940-1946


Cardio2011 Chiru2011


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