Lo stress cronico da lavoro dopo un primo infarto miocardico è associato ad un aumentato rischio di eventi coronarici ricorrenti


Esistono evidenze a sostegno della tesi che lo stress da lavoro aumenti il rischio di un primo episodio di malattia coronarica. Tuttavia sono disponibili pochi dati riguardo alla sua associazione con il rischio di eventi coronarici ricorrenti dopo un primo infarto del miocardio.

Allo scopo di determinare se lo stress da lavoro aumenti il rischio di eventi coronarici ricorrenti è stato condotto uno studio di coorte, prospettico, su 972 uomini e donne di età compresa tra 35 e 59 anni, che sono ritornati al lavoro dopo un primo infarto miocardico, e seguiti dal 1996 al 2005.

I pazienti sono stati intervistati al basale ( in media 6 settimane dopo il loro ritorno al lavoro ), successivamente dopo 2 e 6 anni.
Lo stress da lavoro, una combinazione di alta domanda psicologica e bassa libertà decisionale, è stata valutata in 4 quadranti: stress alto ( alta domanda e bassa libertà ), attivo ( alta domanda e alta libertà ), passivo ( bassa domanda e bassa libertà ) e stress basso.

Sulla base delle prime due interviste, i pazienti sono stati divisi tra esposti ad alto stress in entrambe le interviste e non esposti ad alto stress in una o in entrambe le interviste.

L’outcome composito era costituito da malattia coronarica fatale, infarto miocardico non-fatale ed angina instabile.

Il raggiungimento dell’outcome è stato documentato in 206 pazienti.

Nell’analisi non aggiustata lo stress cronico da lavoro è risultato associato con eventi coronarici ricorrenti nel secondo periodo dopo 2,2 anni di follow-up ( hazard ratio, HR=2.20 ).
Lo stress da lavoro cronico è rimasto un predittore indipendente di eventi coronarici ricorrenti in un modello multivariato aggiustato per 26 potenziali fattori confondenti ( HR=2.00 ).

Dallo studio è emerso che lo stress cronico da lavoro dopo un primo infarto miocardico è risultato associato ad un aumentato rischio di eventi coronarici ricorrenti. ( Xagena2007 )

Aboa-Eboule C et al, JAMA 2007; 298: 1652-1660


Cardio2007



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