Effetto della Atorvastatina nei pazienti con sindrome del ovaio policistico


La sindrome dell’ovaio policistico ( nota anche come policistosi ovarica ) è associata a un aumento del rischio di morbilità cardiovascolare; è stato dimostrato che le statine riducono la mortalità cardiovascolare e la morbilità grazie alla riduzione dei lipidi e probabilmente attraverso effetti pleiotropici.

Le statine possono anche ridurre il testosterone in vitro inibendo la proliferazione delle cellule interstiziali della teca ovarica e la steroidogenesi e riducendo l’infiammazione in vivo.

Ricercatori dell’University of Hull in Gran Bretagna, hanno valutato l’effetto dell’Atorvastatina ( Lipitor, Torvast ) sui marcatori dell’infiammazione, l’insulino-resistenza e l’iperandrogenemia biochimica nei pazienti con sindrome dell’ovaio policistico.

Lo studio, randomizzato, in doppio cieco, placebo-controllato, ha incluso 40 pazienti non precedentemente trattate con policistosi ovarica e iperandrogenemia biochimica, che sono state randomizzate a ricevere 20 mg al giorno di Atorvastatina o placebo.

L’endpoint primario era il cambiamento nella proteina C-reattiva ad alta sensibilità ( hs-CRP ), un marcatore di infiammazione.
Gli endpoint secondari erano il cambiamento nell’insulino-resistenza e nel testosterone totale.

Dopo 12 settimane di Atorvastatina si è verificata una significativa riduzione nel colesterolo totale ( 4.6 vs 3.4 mmol/litro; PÈ stato osservato un significativo aumento in SHBG ( 31.1 vs 35.3 nmol/litro; P
È stata osservata una correlazione positiva tra la riduzione in HOMA-IR nel gruppo Atorvastatina con riduzione nei trigliceridi e riduzione nell’indice di androgeno libero.
Si è verificato un deterioramento di HOMA-IR nel gruppo placebo ( 3 vs 3.8 ).

In conclusione, lo studio ha indicato che l’Atorvastatina è efficace nel ridurre l’infiammazione, l’iperandrogenemia e i parametri metabolici nei pazienti con sindrome dell’ovaio policistico dopo un periodo di trattamento di 12 settimane. ( Xagena2009 )

Sathyapalan T et al, J Clin Endocrinol Metab 2009; 94: 103-108


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