Disturbi psichiatrici e Bevacizumab
Sulla base dei dati derivanti da segnalazione spontanea, sono state riportate molto raramente reazioni avverse psichiatriche in corso di trattamento con Bevacizumab, mentre l’associazione con l’insorgenza di disturbi neurologici è emersa sia durante gli studi clinici di pre-registrazione sia dopo l’immissione in commercio.
In uno studio effettuato su 772 donne con tumore metastatico della mammella è comparsa una neuropatia sensitiva nel 24% delle pazienti trattate con Bevacizumab in associazione a Placlitaxel rispetto al 17,5% di quelle trattate con Placlitaxel in monoterapia.
Durante gli studi clinici è stata anche segnalata, con un’incidenza inferiore allo 0,1%, la comparsa di sindrome della leucoencefalopatia posteriore reversibile ( RPLS ), una condizione che può presentarsi con cefalea, convulsioni, letargia, confusione, cecità e altri sintomi neurologici. Tale associazione è stata decritta successivamente in alcuni case report.
A oggi mancano dati consistenti sull’associazione tra Bevacizumab ed effetti avversi psichiatrici. Recentemente è stato pubblicato un caso di amnesia globale transitoria in un paziente di 71 anni sottoposto a iniezione intravitreale di Bevacizumab. E’ stato ipotizzato che una vasocostrizione a livello cerebrale indotta dal farmaco possa aver contribuito all’evento avverso.
Studi in vitro e su modelli animali hanno dimostrato che il fattore di crescita vascolare endoteliale ( VEGF, che viene inibito dal Bevacizumab ), inizialmente considerato specifico per le cellule endoteliali, può esercitare anche un’attività diretta su diversi tipi di neuroni e cellule gliali, stimolandone la crescita e favorendo la rigenerazione assonale.
Alterazioni morfologiche dell’ippocampo sono state implicate in patologie psichiatriche, quali depressione, schizofrenia e demenza.
In base a studi sull’animale è stato proposto un ruolo del VEGF nelle modificazioni neuronali indotte dall’ambiente a livello dell’ippocampo, con effetti sulla neurogenesie sui processi cognitivi e mnemonici. Tali effetti sulla morfologia dell’ippocampo sono stati recentemente osservati anche nell’uomo.
Nei pazienti affetti da sclerosi laterale amiotrofica è stata, inoltre, dimostrata una disregolazione della sintesi e del rilascio di VEGF, basale e in risposta a stimoli induttori quali l’ipossia.
Sulla base di queste osservazioni, si possono ipotizzare effetti psichiatrici attribuibili a un’attività diretta degli inibitori del VEGF sul sistema nervoso centrale, non riconducibili a ipertensione o ad altri effetti vascolari.
Dall’analisi delle segnalazioni pervenute alla Rete nazionale di farmacovigilanza nel corso del 2008 sono emersi due casi di effetti avversi psichiatrici correlati alla somministrazione di Bevacizumab in associazione a Cisplatino ed Etoposide nel trattamento del tumore polmonare metastatico.
Il primo caso riguarda un uomo di 68 anni che ha sviluppato una perdita progressiva della memoria e una areattività psicomotoria 11 giorni dopo il quinto ciclo di Bevacizumab ( 485 mg per via endovenosa ).
Nel secondo caso si sono presentate manifestazioni cliniche molto simili, in una donna di 72 anni, tre giorni dopo la somministrazione del quinto ciclo di Bevacizumab ( 70 mg per via endovenosa ).
Nonostante la sospensione della chemioterapia e l’inizio di un trattamento con farmaci antidepressivi, al momento delle segnalazioni le condizioni cliniche dei pazienti non apparivano migliorate.
In entrambi i pazienti TC e RM cerebrali non hanno rilevato lesioni metastatiche o edemi riconducibili a una RPLS, che avrebbero potuto spiegare la sintomatologia osservata.
I medici dovrebbero porre attenzione all’insorgenza o all’esacerbazione di patologie psichiatriche in pazienti sottoposti a trattamento con Bevacizumab o con altri inibitori del VEGF. ( Xagena2009 )
Reazioni – AIFA, 2009
Onco2009 Farma2009 Psyche2009
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