Terapia adiuvante contenente Bevacizumab nel tumore al seno triplo negativo


L’aggiunta di Bevacizumab ( Avastin ) alla chemioterapia migliora la sopravvivenza libera da progressione nel carcinoma alla mammella metastatico e i tassi di risposta patologica completa nel contesto neoadiuvante.
Le micrometastasi dipendono dall’angiogenesi, e ciò suggerisce che i pazienti potrebbero trarre beneficio da strategie anti-angiogeniche in un contesto adiuvante.

Uno studio ha dunque valutato l’aggiunta di Bevacizumab alla chemioterapia nel contesto adiuvante per donne con carcinoma mammario triplo negativo.

Lo studio in aperto, randomizzato e di fase 3 ha coinvolto pazienti con tumore al seno primario operabile triplo-negativo da 360 Centri in 37 Paesi.

Le pazienti di età uguale o superiore a 18 anni sono state assegnate in maniera casuale in un rapporto 1:1; con stratificazione per stato linfonodale, chemioterapia [ con una antraciclina, un taxano o entrambi ], status del recettore ormonale [ negativo vs basso ] e tipo di chirurgia ) a ricevere un minimo di 4 cicli di chemioterapia da sola o con Bevacizumab ( equivalente a 5 mg/kg ogni settimana per 1 anno ).

L’endpoint primario era la sopravvivenza libera da malattia invasiva.

Le analisi di efficacia erano basate sulla popolazione per intention-to-treat, quelle di sicurezza sono state effettuate su tutti i pazienti che avevano ricevuto almeno una dose del farmaco dello studio, e le analisi del biomarcatore plasmatico sono state effettuate su tutti i pazienti che hanno acconsentito alle analisi del biomarcatore e hanno fornito un campione plasmatico al basale.

Nel periodo 2007-2010, 1290 pazienti sono state assegnate in maniera casuale a ricevere solo chemioterapia e 1301 a ricevere Bevacizumab più chemioterapia.

La maggior parte delle pazienti aveva ricevuto una terapia contenente antraciclina; 1638 ( 63% ) delle 2591 pazienti avevano malattia linfonodo-negativa.

Al momento dell’analisi della sopravvivenza libera da malattia invasiva, il follow-up mediano è stato di 31.5 mesi ( IQR 25.6-36.8 ) nel gruppo solo chemioterapia e 32.0 mesi ( 27.5-36.9 ) nel gruppo Bevacizumab.

Al momento dell’analisi primaria, gli eventi di sopravvivenza libera da malattia invasiva sono stati riportati in 205 pazienti ( 16% ) nel gruppo solo chemioterapia e in 188 pazienti ( 14% ) nel gruppo Bevacizumab ( hazard ratio [ HR ] nell’analisi di log-rank stratificata 0.87; p=0.18 ).

La sopravvivenza libera da malattia invasiva a 3 anni è stata dell'82.7% con la sola chemioterapia e 83.7% con Bevacizumab e chemioterapia.

Dopo 200 decessi, non sono state osservate differenze significative nella sopravvivenza generale tra i gruppi ( HR=0.84; p=0.23 ).

La valutazione esploratoria dei biomarcatori ha indicato che l'aggiunta di Bevacizumab potrebbe produrre benefici in presenza di un alto valore plasmatico di VEGFR-2 prima del trattamento ( test di interazione di Cox p=0.029 ).

L’uso di Bevacizumab versus chemioterapia da sola è risultato associato a un aumento delle incidenze di ipertensione di grado uguale o superiore a 3 ( 154 pazienti [ 12% ] vs 8 pazienti [ 1% ] ), eventi cardiaci gravi che si sono manifestati in qualunque momento durante il periodo di 18 mesi di analisi della sicurezza ( 19 [ 1% ] vs 2 [ inferiore a 0.5% ] ) e a interruzione del trattamento ( Bevacizumab, chemioterapia o entrambi; 256 [ 20% ] vs 30 [ 2% ] ); non sono stati registrati aumenti negli eventi avversi fatali con Bevacizumab ( 4 [ inferiore a 0.5% ] vs 3 [ inferiore a 0.5% ] ).

In conclusione, Bevacizumab non può essere raccomandato come trattamento adiuvante in pazienti non-selezionate con carcinoma alla mammella triplo-negativo.
Serve un ulteriore follow-up per valutare il potenziale effetto di Bevacizumab sulla sopravvivenza generale. ( Xagena2013 )

Cameron D et al, Lancet Oncol 2013; 14: 933-942

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