Pazienti con forma grave di COVID-19 positivi alla troponina valutati mediante risonanza magnetica cardiovascolare durante la convalescenza: pattern di danno miocardico
L'incremento della troponina è comune nei pazienti COVID-19 ospedalizzati, ma le eziologie sottostanti sono mal definite.
E' stata impiegata la risonanza magnetica cardiovascolare ( CMR ) multiparametrica per valutare il danno miocardico nei pazienti ricoverati con forma grave di infezione da SARS-CoV-2 dismessi dall'ospedale.
148 pazienti ( 64 ± 12 anni, 70% maschi ) con grave forma di COVID-19 [ tutti ospedalizzati, 48 ( 32% ) sottoposti a supporto ventilatorio ] e aumento dei livelli di troponina, dimessi da sei ospedali, sono stati sottoposti a esame CMR nel periodo di convalescenza ( incluso stress test con Adenosina se indicata ) a una mediana di 68 giorni.
La funzione ventricolare sinistra era normale nell'89% ( frazione di eiezione 67% ± 11% ).
La captazione tardiva di Gadolinio e/o l'ischemia è stata riscontrata nel 54% ( 80/148 ). Questo comprendeva cicatrice simile alla miocardite nel 26% ( 39/148 ), infarto miocardico e/o ischemia nel 22% ( 32/148 ) e duplice patologia nel 6% ( 9/148 ).
La lesione simile alla miocardite era limitata a tre segmenti miocardici o meno nell'88% ( 35/40 ) dei casi senza disfunzione ventricolare sinistra associata; di questi, il 30% aveva una miocardite attiva.
L'infarto miocardico è stato riscontrato nel 19% ( 28/148 ) e l'ischemia inducibile nel 26% ( 20/76 ) di quelli sottoposti a stress test ( di cui 7 con infarto e ischemia ).
Dei pazienti con pattern di lesione ischemica, il 66% ( 27/41 ) non aveva una storia pregressa di malattia coronarica.
Non è emersa evidenza di fibrosi diffusa o edema nel miocardio remoto ( T1: pazienti COVID-19 1033 ± 41 ms rispetto a controlli abbinati 1028 ± 35 ms; T2: COVID-19 46 ± 3 ms vs controlli abbinati 47 ± 3 ms ).
In conclusione, durante la convalescenza dopo una grave infezione da COVID-19 con innalzamento della troponina, è stato riscontrato un danno simile alla miocardite, con estensione limitata e conseguenze funzionali minime.
In una percentuale di pazienti, ci sono prove di una possibile infiammazione localizzata in corso.
Un quarto dei pazienti presentava una cardiopatia ischemica; due terzi di questi pazienti non aveva una precedente storia.
Se questi risultati osservati rappresentino una preesistente malattia clinicamente silente o cambiamenti de novo correlati al COVID-19 rimane da chiarire.
Non è stato rilevato edema diffuso o fibrosi. ( Xagena2021 )
Kotecha T et al, Eur Heart J 2021; doi: 10.1093 / eurheartj / ehab075
Cardio2021 Inf2021
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