I bassi dosaggi di Vitamina-K orale non correggono l’eccessiva anticoagulazione durante terapia con Warfarin


Basse dosi di Vitamina-K per via orale diminuiscono l’INR ( International Normalized Ratio ) nei pazienti iper-anticoagulati in terapia con Warfarin, ma l’effetto sugli eventi di sanguinamento rimane incerto.

E’ stato condotto uno studio per verificare se basse dosi di Vitamina-K per os fossero in grado di ridurre gli eventi di sanguinamento oltre i 90 giorni nei pazienti con coagulopatia associata a Warfarin.

Lo studio multicentrico, randomizzato, controllato con placebo, è stato condotto presso 14 Centri per la terapia anticoagulante in Canada, Stati Uniti e Italia, e ha coinvolto pazienti senza sanguinamento con INR compreso tra 4.5 e 10.0.

L’endpoint primario era rappresentato dagli episodi di sanguinamento; il tromboembolismo e la mortalità erano gli endpoint secondari.

Il 15.8% dei pazienti nel gruppo Vitamina K e il 16.3% dei soggetti nel gruppo placebo hanno avuto almeno una complicanza legata al sanguinamento ( differenza assoluta: –0.5 punti percentuali ); il sanguinamento maggiore si è manifestato nel 2.5% dei pazienti nel gruppo Vitamina-K e nell’1.1% dei pazienti nel gruppo placebo ( differenza assoluta 1.5 punti percentuali ).

L’incidenza di tromboembolismo è stata pari all’1.1% tra i pazienti nel gruppo Vitamina-K e allo 0.8% nel gruppo placebo ( differenza assoluta 0.3 punti percentuali ).
Non sono stati osservati altri eventi avversi.

Il giorno successivo al trattamento, l’INR è sceso in media di 1.4 nel gruppo placebo e di 2.8 nel gruppo Vitamina-K ( P
Lo studio è stato limitato dal fatto che i pazienti con sanguinamento in corso non sono stati inclusi, e il dosaggio di Warfarin non è stato controllato dopo l’arruolamento nella sperimentazione.

In conclusione, lo studio ha dimostrato che la somministrazione per via orale di basse dosi di Vitamina-K non ha ridotto il sanguinamento nei pazienti trattati con Warfarin con INR tra 4.5 e 10.0 ( Xagena2009 )

Crowther MA et al, Ann Intern Med 2009; 150: 293-300


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