Immunoterapia anti-TIGIT e anti- PD-L1 nel cancro al polmone non-a-piccole cellule e nel cancro esofageo
Uno studio di fase 1 ha trovato che il trattamento combinato con un farmaco sperimentale anti-TIGIT più un inibitore di PD-L1 è risultato ben tollerato e ha dimostrato un'attività promettente nei pazienti con carcinoma polmonare non-a-piccole cellule ( NSCLC ) metastatico e nei pazienti con cancro esofageo che non erano stati precedentemente esposti all'immunoterapia.
Nella coorte con tumore polmonare non-a-piccole cellule metastatico, selezionata per l'espressione di PD-L1, 6 pazienti su 13 ( 46% ) hanno risposto a Tiragolumab anti-TIGIT più Atezolizumab ( Tecentriq ).
5 di 18 pazienti ( 28% ) con cancro esofageo metastatico hanno risposto alla combinazione; questo gruppo non era stato selezionato per l'espressione di PD-L1.
La durata mediana della risposta nelle due coorti ha raggiunto rispettivamente 24,2 mesi ( IC 95% da 9,7 a non-raggiunto [ NR ] ) e 15,2 mesi ( IC 95% da 7,0 a NR ).
Non sono state rilevate tossicità dose-limitanti.
La strategia di trattamento potrebbe amplificare l'entità e la qualità delle risposte delle cellule T tumore-specifiche e fornire un'attività antitumorale significativa.
Questi risultati supportano la continuazione dello studio sulla doppia inibizione di TIGIT / PD-L1 nei pazienti con tumori solidi avanzati.
Lo studio GO30103 era uno studio multicentrico ( 13 centri in Australia, Canada, Francia, Corea, Spagna e Stati Uniti ), in aperto, con incremento della dose ed espansione della dose, controllato non-randomizzato di fase Ia/Ib che ha coinvolto pazienti con tumori solidi avanzati per i quali il trattamento standard non esisteva o era inefficace.
A partire dal 2016, i pazienti hanno ricevuto Tiragolumab per via endovenosa ogni 3 settimane nella fase Ia ( n=24 ) e la combinazione dei due farmaci ogni 3 settimane nella fase Ib ( n=49 ).
Oltre al tumore al polmone non-a-piccole cellule e al cancro esofageo, altri tipi di tumore inclusi nello studio comprendevano: tumori del colon-retto, del testa-collo e delle ovaie.
Tra le coorti di fase Ia e Ib con incremento della dose, l'età mediana era rispettivamente di 60 e 54 anni, più della metà dei pazienti erano donne ( 58% e 51% ) e più di un terzo aveva ricevuto in precedenza quattro o più terapie antitumorali.
Sebbene non vi fossero risposte obiettive nella fase Ia, 4 pazienti hanno manifestato una malattia stabile e prolungata con riduzione del tumore. C'era evidenza di attività antitumorale in 3 di questi pazienti ( 6% ) nella fase Ib.
Combinando i soggetti che hanno risposto più i pazienti con malattia stabile nelle coorti con tumore al polmone non-a-piccole cellule e cancro esofageo si sono ottenuti tassi di controllo della malattia rispettivamente del 77% e del 50%.
Non è stata identificata la dose massima tollerata per Tiragolumab e la dose raccomandata per la fase II è 600 mg somministrati una volta ogni 3 settimane.
Gli eventi avversi più frequenti correlati al trattamento sono stati: affaticamento ( 21% ) nella fase Ia e prurito ( 10% ) nella fase Ib, con la maggior parte delle reazioni avverse di basso grado.
Gli eventi avversi immunomediati si sono verificati nel 17% dei pazienti durante la fase Ia e nel 59% durante la fase Ib, ed erano per lo più di basso grado.
E' stato osservato un profilo di sicurezza simile con Tiragolumab da solo e in combinazione con Atezolizumab. L'evento avverso immunomediato più comune è stato il rash ( 54% dei pazienti con tumore NSCLC e 38% con cancro esofageo ).
La maggior parte degli eventi avversi correlati al trattamento erano di basso grado.
Non si sono verificati eventi avversi di grado 5 o eventi avversi immuno-mediati correlati a Tiragolumab e/o ad Atezolizumab.
I limiti dello studio includevano la piccola dimensione del campione per ciascun tipo di tumore, la prognosi sfavorevole della popolazione in studio e il fatto che molti pazienti avevano ricevuto una precedente immunoterapia. ( Xagena2023 )
Fonte: JAMA Oncology, 2023
Pneumo2023 Onco2023 Farma2023
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