Prevenzione del cancro alla mammella nelle donne ad alto rischio in postmenopausa: Exemestano aumenta la perdita di densità minerale ossea
Nuovi dati provenienti da un sottogruppo di donne in postmenopausa che stavano partecipando a uno studio che stava valutando Exemestano ( Aromasin ) nella prevenzione del tumore al seno, hanno mostrato che il farmaco peggiora significativamente la perdita di massa ossea correlata all'età.
Quando i risultati dello studio Mammary Prevention 3 ( MAP.3 ) erano stati presentati lo scorso anno, si era pensato a una nuova opzione nella chemioprevenzione del carcinoma mammario, e a un impiego di Exemestano più diffuso, anche nelle donne ad alto rischio di cancro alla mammella.
Exemestano, un inibitore dell'aromatasi, era apparso più sicuro e più efficace dei SERM ( modulatori selettivi dei recettori degli estrogeni; Tamoxifene [ Nolvadex ] e Raloxifene [ Evista ] ) trovati essere efficaci in questo contesto.
Nel sottostudio, che ha riguardato 351 donne, pari al 7.6% della coorte MAP.3 ( n= 4.569 ), sono stati esaminati gli effetti sull’osso del farmaco; è stata misurata la densità minerale ossea al basale e dopo 2 anni di terapia mediante tomografia computerizzata quantitativa periferica ( pQCT ) ad alta risoluzione e l’assorbimetria a raggi X a doppia energia ( DEXA ).
Dall’esame tomografico sono emerse informazioni sulle infrastrutture dell’osso ed è stata riscontrata una sensibile riduzione dell’osso corticale.
Nel periodo di 2 anni non vi è stato alcun aumento delle fratture tra le donne trattate con Exemestano nel sottogruppo esaminato, ma i numeri erano piccoli e il periodo di tempo è stato breve.
Questo è il primo studio sugli effetti ossei di un inibitore dell'aromatasi, analizzati mediante tomografia computerizzata quantitativa periferica ad alta risoluzione.
Lo studio MAP.3 è stato condotto in donne sane in postmenopausa, che erano a rischio moderatamente elevato di sviluppare il carcinoma alla mammella, e ha dimostrato che Exemestane ha più che dimezzato il rischio di cancro mammario invasivo ( riduzione del 65% ).
Lo studio era sottodimensionato per rilevare le fratture cliniche.
Il sottostudio ha coinvolto 3 Centri in Canada; le donne avevano un'età media di 61 anni, e non erano osteoporotiche al basale.
Tutte le partecipanti allo studio MAP.3, ed anche quelle del sottogruppo, avevano assunto supplementazioni di Calcio e di Vitamina-D.
L’esame mediante tecnica DEXA ha mostrato una piccola ma significativa riduzione della densità minerale ossea a livello della colonna lombare e dell'anca e del collo del femore nelle donne trattate con Exemestano per 2 anni, rispetto a quelle trattate con placebo.
L'entità di questa perdita di densità minerale ossea è risultata simile a quella riportata con Exemestane in altri studi, tra cui studi condotti in donne sane in postmenopausa e studi condotti in donne con cancro alla mammella.
Tuttavia, la tomografia computerizzata ha mostrato una riduzione maggiore della densità minerale ossea rispetto a quella osservata con la tecnica DEXA.
E’ stata riscontrata una grande e significativa diminuzione della densità minerale ossea volumetrica totale al radio distale e della tibia distale. Più specificamente, le scansioni CT hanno mostrato una diminuzione della densità minerale ossea volumetrica a livello corticale e dello spessore corticale nelle donne che stavano assumendo Exemestane; ciò implica la perdita di osso corticale.
La perdita di tessuto osseo nelle donne trattate con Exemestano è risultata circa 3 volte maggiore rispetto a quelle trattate con placebo.
La perdita misurata con tecnica DEXA è stata di circa il 2.4% nel gruppo Exemestano e dello 0.8% nel gruppo placebo; la perdita misurata con tomografia computerizzata è stata del 6.1% nel gruppo Exemestano e dell’1.8% nel gruppo placebo.
Tuttavia, non tutte le donne hanno mostrato perdita ossea. Gli effetti deleteri di Exemestano sul tessuto osseo sono stati riscontrati in circa il 65% delle donne trattate con il farmaco, ma l'entità della perdita di massa ossea variava da donna a donna. ( Xagena2012 )
Fonte: Lancet Oncology, 2012
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