Fatigue, infiammazione e assunzione di Acidi grassi Omega-3 e Omega-6 in donne sopravvissute a carcinoma alla mammella
Alcuni dati suggeriscono che l’infiammazione potrebbe essere alla base della fatigue nelle pazienti sopravvissute a cancro.
Ricerche nella popolazione sana hanno mostrato una ridotta infiammazione con una assunzione alimentare più elevata di Acidi grassi poli-insaturi ( PUFA ) Omega-3, che potrebbe potenzialmente ridurre la fatigue.
Uno studio ha valutato fatigue, infiammazione e assunzione di PUFA Omega-3 e Omega-6 tra le pazienti sopravvissute a tumore alla mammella.
Nello studio, 633 pazienti ( età media 56 anni, malattia di stadio da I a IIIA ) sopravvissuti a carcinoma alla mammella partecipanti allo studio Health, Eating, Activity, and Lifestyle ( HEAL ) Study hanno completato un questionario su frequenza di assunzione dei cibi / supplementi dietetici e hanno fornito un campione di sangue testato per proteina C-reattiva e amiloide A nel siero ( 30 mesi dopo la diagnosi ) e hanno completato la scala Piper Fatigue Scale e la scala di vitalità Short Form-36 ( SF-36 ) ( 39 mesi dopo la diagnosi ).
Analisi di covarianza e modelli di regressione logistica hanno valutato le relazioni tra infiammazione e fatigue, infiammazione e assunzione di Omega-3 e Omega-6 e assunzione di PUFA e fatigue, con il controllo per tre livelli incrementali di fattori confondenti.
La fatigue è stata analizzata in modo continuo ( scale Piper ) e dicotomico ( SF-36 vitalità, minore o uguale a 50 ).
I punteggi sulla scala comportamentale ( P=0.003 ) e sensoriale ( P=0.001 ) di fatigue sono risultati più alti con l’aumento del terzile di proteina C-reattiva; le relazioni sono risultate attenuate dopo aggiustamento per uso di farmaci e comorbilità.
Sopravvissuti con alti livelli di proteina C reattiva hanno mostrato un rischio di fatigue 1.8 volte più alto dopo aggiustamento completo ( P inferiore a 0.05 ).
Una assunzione più elevata di Omega-6 rispetto a Omega-3 è risultata associata a un più alto livello di proteina C-reattiva ( P = 0.01 dopo aggiustamento completo ) e a rischi più elevati di fatigue ( odds ratio, OR=2.6 per l’assunzione più alta versus l’assunzione più bassa; P inferiore a 0.05 ).
In conclusione, i risultati legano una assunzione più elevata di Omega-3, la diminuzione della infiammazione e la diminuzione degli aspetti fisici della fatigue.
Studi futuri dovrebbero valutare se la supplementazione con Omega-3 possa ridurre la fatigue tra le pazienti sopravvissute a cancro alla mammella con alti livelli di fatigue. ( Xagena2012 )
Alfano CM et al, J Clin Oncol 2012; 30: 1280-1287
Onco2012 Gyne2012 Farma2012
Indietro
Altri articoli
Associazione tra Acidi grassi polinsaturi e progressione clinica nei pazienti affetti da sclerosi laterale amiotrofica: analisi post hoc dello studio EMPOWER
Gli Acidi grassi polinsaturi ( PUFA ) hanno effetti neuroprotettivi e antinfiammatori e potrebbero essere utili nella sclerosi laterale amiotrofica...
Esiti a lungo termine dell'aggiunta di Luteina / Zeaxantina e Acidi grassi Omega-3 agli integratori AREDS sulla progressione della degenerazione maculare legata all'età: AREDS2 Report 28
Dopo lo studio Age-Related Eye Disease Study 2 ( AREDS2 ), il componente Beta-Carotene è stato sostituito da Luteina /...
Integrazione di Vitamina-D e Acidi grassi Omega-3 di origine marina e malattia autoimmune incidente: studio VITAL
Si è determinato se la Vitamina-D e gli Acidi grassi Omega-3 a catena lunga di origine marina riducano il rischio...
La Vitamina-D e gli Acidi grassi Omega-3 possono ridurre il rischio di malattie autoimmuni
Secondo i risultati di uno studio, gli anziani che hanno assunto Vitamina-D con o senza supplementazione di Acidi grassi Omega-3...
Effetti dell’integrazione di Acidi grassi n-3 nei pazienti anziani dopo infarto miocardico
Un elevato apporto di Acidi grassi polinsaturi marini n-3 ( PUFA ) è stato associato a un ridotto rischio di...
Effetto dell’integrazione di Acidi grassi Omega-3 di origine marina e Vitamina-D nella fibrillazione atriale incidente
La fibrillazione atriale è il disturbo del ritmo cardiaco più comune, continua ad aumentare di incidenza e provoca morbilità e...
Effetto dell’integrazione a lungo termine con Acidi grassi Omega-3 di origine marina rispetto al placebo sul rischio di depressione o sintomi depressivi clinicamente rilevanti
Gli integratori di Acidi grassi Omega-3 di origine marina ( Omega-3 ) sono stati usati per trattare la depressione, ma...
Effetto dell’integrazione di Acidi grassi Omega-3 marini a lungo termine sul rischio di fibrillazione atriale in studi di esiti cardiovascolari
Alcuni, ma non tutti, gli studi randomizzati controllati su larga scala che studiano gli effetti dell'integrazione di Acidi grassi Omega-3...
Associazioni tra concentrazioni plasmatiche di Acidi grassi e schizofrenia
Sebbene gli studi suggeriscano che le concentrazioni di Acidi grassi Omega-3 e Omega-6 siano più basse negli individui con schizofrenia,...
Studio OMEMI: gli Acidi grassi Omega-3 non riducono gli eventi cardiovascolari e la mortalità negli anziani sopravvissuti a infarto miocardico
Gli Acidi grassi Omega-3 non hanno prodotto nei pazienti più anziani con precedente infarto miocardico riduzioni negli eventi cardiovascolari successivi...