Possibile danno mitocondriale con l’uso cronico di Nitroglicerina per il dolore toracico
La Nitroglicerina è uno dei più vecchi farmaci cardiovascolari. Il suo uso risale al 1847.
Per il suo effetto di vasodilatazione il farmaco trova impiego elettivo nel trattamento del dolore toracico.
Ricercatori della Duke University Medical Center hanno cercato di far luce sul meccanismo d’azione della Nitroglicerina.
L’esperimento è stato compiuto su due gruppi di topi, uno normale e l’altro geneticamente modificato.
La modificazione genica consisteva nella mancanza dell’enzima mitocondriale mtALDH ( aldeide deidrogenasi ).
mtALDH interviene nel rilascio di ossido nitrico ( NO ) dalla Nitroglicerina.
La somministrazione di Nitroglicerina ai topi normali ha prodotto un abbassamento della pressione sanguigna.
Questo effetto non è stato osservato nei topi mancanti dell’enzima mtALDH.
E’ stato osservato che l’uso prolungato di Nitroglicerina è spesso associato ad una attenuazione dell’effetto di riduzione dei valori pressori.
Secondo i Ricercatori della Duke University questa perdita di efficacia nel tempo sarebbe provocata da un danno a livello mitocondriale.
Tale danno potrebbe anche portare ad un peggioramento delle condizioni cardiovascolari generali dei pazienti.
Le persone affette da diabete sono a particolare rischio di complicanze cardiovascolari associate all’impiego della Nitroglicerina, perché presentano un danno mitocondriale precedente l’assunzione del farmaco.
Farmaci quali le sulfoniluree, gli idrati di cloralio, tenderebbero ad abbassare l’attività di mtALDH, e pertanto ridurre l’efficacia della Nitroglicerina.
Anche l’alcol ed il Paracetamolo, anche noto con il nome di Acetaminofene, potrebbero avere un simile effetto.
Inoltre, i pazienti con un patrimonio genetico caratterizzato da scarsa attività degli enzimi mitocondriali, come alcune popolazioni asiatiche, potrebbero non rispondere bene alla Nitroglicerina.
Fonte: Proceedings of the National Academy of Sciences, 2005
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