La Vitamina D3 migliora la risposta al trattamento dell'epatite C cronica genotipo 1
La supplementazione a base di Vitamina D3 migliora la risposta alla terapia antivirale nei pazienti naive al trattamento con infezione cronica da virus dell’epatite C ( HCV ).
La carenza di vitamina D interessa circa il 90% delle persone colpite da patologie croniche del fegato ed è stata associata a un peggioramento della malattia e a una scarsa risposta alla terapia standard.
L’attuale trattamento standard per l’infezione cronica da HCV prevede la somministrazione di Interferone peghilato e di Ribavirina per 24 settimane nell'epatite C genotipo 2 o 3, e per 48 settimane nell'epatite C genotipo 1.
La terapia ha un'efficacia compresa tra il 38 e il 46% nei pazienti con infezione da HCV genotipo 1.
L’obiettivo di uno studio è stato quello di verificare se la supplementazione con Vitamina-D potesse migliorare la risposta alla terapia antivirale.
Su un totale di 72 pazienti consecutivi con infezione da HCV genotipo 1, 36 sono stati assegnati, in modo casuale, a ricevere 2000 UI di Vitamina D3 ( livelli sierici target superiori a 32 ng/ml ) oltre al trattamento standard ( gruppo trattamento ) , mentre 36 hanno ricevuto solo la terapia antivirale ( gruppo controllo ).
Al basale il 21% dei pazienti nel gruppo trattamento presentava una grave carenza di vitamina D ( inferiore a 12 ng/mL ); il 59% insufficienza e il 20% aveva sufficienti livelli di vitamina D.
Nel gruppo controllo, il 27% presentava deficienza di vitamina D, il 60% insufficienza, e il 13% aveva livelli sufficienti di vitamina D.
Dopo 24 settimane, l'86% dei pazienti sottoposti a terapia standard più Vitamina D3 sono risultati HCV-RNA negativi contro il 42% dei pazienti in terapia standard ma senza supplementazione vitaminica ( p inferiore a 0.001 ).
Il tasso di recidiva è stato dell'8% nei pazienti nel gruppo terapia standard più Vitamina D3 contro il 36% nei pazienti che hanno ricevuto sola terapia standard ( p inferiore a 0.001 ); il tasso di non-risposta alla terapia è stato del 6% contro il 22% ( p inferiore a 0.01 ).
I più comuni eventi avversi, di grado lieve, erano associabili all'assunzione di Interferone peghilato e di Ribavirina, e consistevano in: nausea, cefalea, insonnia, piressia, mialgia, prurito e alterazioni ematologiche ( neutropenia, trombocitopenia, anemia ).
I risultati dello studio hanno evidenziato che l’aggiunta di Vitamina-D alla terapia standard per l’infezione cronica da HCV genotipo 1 migliora, in modo significativo l'efficacia del trattamento antivirale nei pazienti naive.
La vitamina D è un potente immunomodulatore; alti livelli di 1,25-diidrossiVitamina D sono in grado di contrastare molti agenti virali come il Mycobacterium tuberculosis, mentre bassi livelli ( inferiori a 20 ng/ml ) impediscono ai macrofagi di dar avvio alla risposta immunitaria innata.
Inoltre, la vitamina D migliora la sensibilità all'insulina, abbassa i livelli di citochine pro-infiammatorie e aumenta invece i livelli delle citochine anti-infiammatorie, e migliora la capacità responsiva dei linfociti T CD4.
L’insulino-resistenza è uno dei più importanti fattori nel predire la risposta alla terapia a base di Peginterferone e Ribavirina nei pazienti HCV+ non-diabetici.
La Vitamina D è in grado anche di prevenire il diabete mellito di tipo 2, ed è possibile che bassi livelli di vitamina D possano causare insulino-resistenza.
L'effetto diretto della vitamina D può essere mediato dal legame della forma attiva della vitamina al recettore della vitamina D a livello delle cellule b-pancreatiche.
L’insufficienza e la carenza di Vitamina D possono alterare il bilancio tra il calcio extracellulare e intracellulare, interferendo con il normale rilascio di insulina. Pertanto la carenza di calcio o di vitamina D può comportare una resistenza insulinica periferica. ( Xagena2011 )
Fonte: World Journal of Gastroenterology, 2011
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