L'Aspirina sembra ridurre il rischio di carcinoma epatocellulare e la mortalità epatica correlati all'epatite virale cronica
L'impiego di Aspirina ( Acido Acetilsalicilico ) a basso dosaggio è apparso associato a un rischio significativamente più basso di carcinoma epatocellulare e a una bassa mortalità epatica tra i pazienti con epatite virale cronica, secondo i risultati di uno studio retrospettivo.
Inoltre, l'Aspirina a basso dosaggio non ha prodotto un aumento significativo del rischio di sanguinamento gastrointestinale in questa popolazione di pazienti.
Vi sono prove crescenti che l'Aspirina può offrire vantaggi ai pazienti con malattie epatiche.
Diversi recenti studi hanno collegato l'uso di Aspirina a un rischio ridotto di progressione della fibrosi epatica e a un rischio inferiore di sviluppare il cancro al fegato.
Nei modelli animali, ci sono anche prove convincenti che l'Aspirina può prevenire lo sviluppo dell'epatocarcinoma agendo sulle vie antinfiammatorie all'interno del fegato.
Dati sperimentali e clinici hanno suggerito che l'Aspirina può prevenire la progressione della malattia epatica e l'epatocarcinogenesi prevenendo la degranulazione piastrinica, modulando i lipidi bioattivi e inibendo l'enzima cicloossigenasi-2 ( COX-2 ) proinfiammatorio, tra gli altri potenziali meccanismi.
Tuttavia, esistono dati limitati sugli effetti a lungo termine dell'Aspirina a basso dosaggio, definito come dosaggio inferiore a 160 mg, sull'incidenza di carcinoma epatocellulare, mortalità epatica e sanguinamento gastrointestinale tra i pazienti con epatite B o epatite C cronica.
I ricercatori hanno utilizzato i registri nazionali per identificare tutti gli adulti in Svezia con diagnosi di epatite B o epatite C tra il 2005 e il 2015 che non avevano una storia precedente di utilizzo di Aspirina ( n = 50.275 ).
Hanno identificato le persone che hanno iniziato ad assumere Aspirina a basso dosaggio ( n = 14.205 ) per 90 o più dosi consecutive.
E' stato creato un punteggio di propensione e applicata la probabilità inversa di ponderazione del trattamento per bilanciare le caratteristiche di base tra i gruppi di utilizzatori di Aspirina e i non-utilizzatori ( n = 36.070 ).
Il modello di regressione dei rischi proporzionali di Cox ha consentito agli sperimentatori di stimare il rischio di carcinoma epatocellulare e di mortalità epatica tenendo conto degli eventi concorrenti.
Il follow-up mediano è stato di 7.9 anni ( intervallo, 2-9.8 ).
I risultati hanno mostrato una incidenza cumulativa stimata a 10 anni di carcinoma epatocellulare del 4% tra gli utilizzatori di Aspirina e dell'8.3% tra i non-utilizzatori, per una differenza di 4.3 punti percentuali ( IC 95%, da 5 a 3.6 ).
L'analisi multivariata aggiustata ha mostrato che i consumatori di Aspirina avevano un rischio inferiore del 31% per il carcinoma epatocellulare rispetto ai non-utilizzatori ( hazard ratio, HR aggiustata [ aHR ] = 0.69; IC 95%, 0.62-0.76 ).
L'associazione inversa è apparsa dipendere dalla durata dell'uso dell'Aspirina.
Rispetto all'uso di Aspirina a breve termine, definito da 3 mesi a meno di 1 anno, i ricercatori hanno osservato un hazard ratio di 0.9 ( IC 95%, 0.76-1.06 ) per l'uso di Aspirina da 1 anno a meno di 3 anni, 0.66 ( IC 95% , 0.56-0.78 ) per 3 anni a meno di 5 anni di utilizzo e 0.57 ( IC 95%, 0.42-0,7 ) per 5 o più anni di impiego.
I risultati hanno anche mostrato un tasso di mortalità epatica a 10 anni dell'11% tra gli utilizzatori di Aspirina e del 17.9% tra i non-utilizzatori ( aHR = 0.73; IC 95%, 0.67-0.81 ).
Il rischio a 10 anni di sanguinamento gastrointestinale è apparso simile tra i consumatori di Aspirina e i non-utilizzatori ( 7.8% versus 6.9%; differenza, 0.9 punti percentuali; IC 95%, 0.6-2.4 ).
Questi risultati devono essere convalidati da studi clinici randomizzati. ( Xagena2020 )
Fonte: The New England Journal of Medicine, 2020
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