Scarsa utilità dei corticosteroidi nel trattamento delle forme gravi e fulminanti dell’epatite autoimmune


La terapia immunosoppressiva, ed in particolare i corticosteroidi, con o senza Azatioprina ( Imuran ) può produrre remissione in più dell’80% dei pazienti con epatite autoimmune.
Al contrario, l’utilità della terapia con corticosteroidi nelle forme gravi dell’epatite autoimmune rimane tema di discussione.

Ricercatori hanno studiato 16 pazienti arruolati tra il 1986 ed il 2005. Di questi, 14 erano di sesso maschile e 2 di sesso femminile, l’età media era di 36.6 anni.
I pazienti al momento dell’ingresso in ospedale presentavano malattia fulminante, grave o acuta dovuta all’epatite autoimmune di tipo 1 ( n = 13 ) oppure di tipo 2 ( n = 3 ).
Il 62.5% ( 10/16 ) dei pazienti soffriva di encefalopatia.

Un totale di 12 pazienti ha ricevuto terapia con corticosteroidi.
Quattro pazienti non sono stati trattati a causa del rapido deterioramento dell’epatite autoimmune.
Prima del trattamento, 4 dei 12 pazienti presentavano encefalopatia.

La durata mediana della terapia con corticosteroidi è stata di 7 giorni ( range: 2-135 ).

Dei 16 pazienti, 13 sono stati sottoposti a trapianto di fegato.

Tutti i pazienti trattati con corticosteroidi hanno presentato un deterioramento clinico ( encefalopatia ) e biochimico ( punteggio MELD ) al momento del trapianto.
Indagini istologiche non hanno rivelato alcun segno di sottostante malattia epatica cronica.

Dei 13 pazienti sottoposti a trapianto, 10 avevano ricevuto una precedente terapia con corticosteroidi.

Dei 2 pazienti non sottoposti a trapianto, trattati con corticosteroidi, un miglioramento clinico è stato osservato solamente in un paziente.

Gravi complicanze settiche si sono presentate in 3 pazienti sotto terapia con corticosteroidi ( setticemia gram-negativa in 2, aspergillus disseminato in 1 ).

Nove dei pazienti trattati sono ancora in vita; 1 paziente è morto dopo trapianto di fegato per recidiva di epatite autoimmune, grave pancreatite, sepsi: 1 è sopravvissuto ed 1 è morto senza essere sottoposto a trapianto di fegato.

Tra i pazienti non trattati, 3 sono sopravvissuti dopo trapianto di fegato ed 1 è morto senza subire trapianto.

I dati dello studio hanno dimostrato che la terapia con corticosteroidi è di scarso beneficio nelle forme gravi e fulminanti dell’epatite autoimmune. ( Xagena2007)

Ichai P et al, Liver Transpl 2007; Epub ahead of print


Gastro2007 Farma2007


Indietro

Altri articoli

La steatoepatite non-alcolica ( NASH ) è una malattia epatica progressiva senza trattamento approvato. Resmetirom ( Rezdiffra ) è un...


Esistono dati limitati sull’utilizzo del trattamento antivirale e sul suo impatto sugli esiti a lungo termine del carcinoma epatocellulare (...



I pazienti con cirrosi correlata alla steatoepatite non-alcolica ( NASH ) sono ad alto rischio di morbilità e mortalità correlata...


Il fattore di crescita dei fibroblasti 21 ( FGF21 ) regola il metabolismo e protegge le cellule dallo stress. Efruxifermina...


Il carico globale della steatosi epatica non-alcolica ( malattia del fegato grasso non-alcolica; NAFLD ) è parallelo all'aumento dei tassi...


I benefici della profilassi antibiotica per i pazienti ospedalizzati con grave epatite correlata all'alcol non sono ben definiti. È stata determinata...


Studi osservazionali hanno indicato che la chirurgia bariatrico-metabolica potrebbe migliorare notevolmente la steatoepatite non alcolica ( NASH ). Tuttavia, l'efficacia...


L'epatite cronica C ( CHC ) e le sue complicanze sono associate ad alti tassi di morbilità e mortalità. Tuttavia,...


Le strategie di gestione della steatoepatite non-alcolica ( NASH ) si basano principalmente sulla modifica dello stile di vita, senza...