Anemia preoperatoria ed esiti postoperatori negli interventi chirurgici non-cardiaci
La presenza di anemia pre-operatoria è associata ad esiti avversi dopo chirurgia cardiaca, ma gli esiti dopo chirurgia non-cardiaca non sono ben definiti.
È stato condotto uno studio allo scopo di valutare l'effetto dell'anemia preoperatoria su morbilità e mortalità postoperatoria a 30 giorni nei pazienti da sottoporre a chirurgia maggiore non-cardiaca.
Sono stati analizzati i dati dei pazienti che si dovevano sottoporre a chirurgia maggiore non-cardiaca nel 2008 dal database The American College of Surgeons' National Surgical Quality Improvement Program database ( registro di esiti validati in maniera prospettica da 211 ospedali nel mondo per l’anno 2008 ).
L’anemia è stata definita come lieve quando la concentrazione dell'ematocrito era maggiore di 29 e inferiore a 39% negli uomini, e maggiore di 29 e minore di 36% nelle donne; l’anemia da moderata a grave è stata definita come un valore minore o uguale a 29% sia negli uomini sia nelle donne.
Sono stati ottenuti dati relativi a 227.425 pazienti; di questi 69.229 ( 30.44% ) presentava anemia preoperatoria.
Dopo aggiustamento, la mortalità postoperatoria a 30 giorni è risultata più alta nei pazienti con anemia che in quelli senza ( odds ratio [ OR ] 1.42 ); questa differenza è risultata consistente nell'anemia lieve ( OR=1.41 ) e nell’anemia moderata-grave ( OR=1.44 ).
Anche la morbilità postoperatoria composita a 30 giorni è risultata più elevata nei pazienti con anemia che in quelli senza anemia ( OR aggiustato 1.35 ), ancora consistente nei pazienti con anemia lieve ( OR=1.31 ) e anemia da moderata a grave ( OR=1.56 ).
Rispetto ai pazienti senza anemia o un fattore di rischio definito, quelli con anemia e molti fattori di rischio hanno mostrato un maggiore odds ratio aggiustato per mortalità e morbilità a 30 giorni rispetto ai pazienti con sola anemia o solo un fattore di rischio.
In conclusione, l'anemia preoperatoria, anche di grado lieve, è associata in maniera indipendente a un aumento del rischio di morbilità e mortalità a 30 giorni nei pazienti che si sottopongono a un intervento chirurgico maggiore non-cardiaco. ( Xagena2011 )
Musallam KM et al, Lancet 2011; 378: 1396-1407
Chiru2011 Emo2011
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