Ruolo degli inibitori della aromatasi nella sopravvivenza da tumore al seno
Una meta-analisi ha mostrato che le pazienti con carcinoma mammario trattate con terapia endocrina potrebbero migliorare la probabilità di sopravvivenza iniziando ad assumere Tamoxifene ( Nolvadex ) per poi passare ad un inibitore della aromatasi.
Una terapia precoce con inibitori della aromatasi ha una sostanziale tossicità cumulativa, che potrebbe spiegare la mancanza di benefici nella sopravvivenza globale, nonostante un significativo miglioramento nella sopravvivenza libera da malattia.
Una maggiore durata dell’uso di inibitori della aromatasi ha aumentato la probabilità di malattie cardiovascolari e di fratture ossee, ma ha ridotto la probabilità di trombosi venosa e di carcinoma dell'endometrio.
Complessivamente, cinque anni di trattamento con inibitori dell'aromatasi hanno determinato una tendenza verso un aumento della mortalità rispetto a cinque anni di Tamoxifene o di una strategia terapeutica di commutazione.
I dati aggregati della meta-analisi sono coerenti con quelli segnalati precedentemente nei singoli studi, che hanno dimostrato che, rispetto a Tamoxifene, gli inibitori della aromatasi sono associati a una maggiore probabilità di fratture ossee e a una ridotta probabilità di trombosi venosa e di carcinoma dell'endometrio.
L'aumento del rischio cardiovascolare non è stato osservato nei singoli studi e richiede ulteriori indagini per chiarirne il significato.
I dati relativi agli eventi cardiovascolari avversi indicano che l'uso degli inibitori della aromatasi per le donne in postmenopausa con cardiopatia ischemica deve essere valutato su base individuale.
Diversi grandi studi clinici randomizzati hanno mostrato che la terapia endocrina adiuvante con un inibitore della aromatasi riduce significativamente il rischio di recidive e migliora la sopravvivenza libera da malattia nelle pazienti con carcinoma mammario in post-menopausa, rispetto a Tamoxifene. Tuttavia, nessuno studio ha dimostrato un miglioramento nella sopravvivenza generale.
E’ stato suggerito che una strategia terapeutica di commutazione ( da o verso Tamoxifene ) potrebbe massimizzare i benefici degli inibitori della aromatasi e ridurre la tossicità ( Br J Cancer 2009; J Clin Oncol 2010 ).
Dati i differenti profili di tossicità degli inibitori della aromatasi e del Tamoxifene, si è ipotizzato che l’aumento della tossicità causato dall’uso degli inibitori dell'aromatasi potrebbe spiegare la mancanza di beneficio sulla sopravvivenza.
Per affrontare questo problema, è stata effettuata una revisione della letteratura scientifica per identificare gli studi randomizzati di confronto testa-a-testa tra inibitori della aromatasi e Tamoxifene, come terapia endocrina adiuvante nelle pazienti con tumore alla mammella in postmenopausa.
L'analisi ha riguardato 7 studi clinici per un totale di 30.023 pazienti.
L'analisi ha dato i seguenti dati per selezionati eventi avversi: a) malattie cardiovascolari: odds ratio, OR=1.26, P inferiore a 0.001, numero necessario per provocare un danno, NNH=132; b) fratture ossee: OR=1.47, P inferiore a 0.001, NNH=46; c) trombosi venosa: OR=0.55, P inferiore a 0.001, NNH=79; d) tumore dell'endometrio: OR=0.34, P inferiore a 0.001, NNH=258
Cinque anni di trattamento con inibitori della aromatasi hanno aumentato la probabilità di morte senza recidiva, rispetto a cinque anni di trattamento con Tamoxifene o a un passaggio a o da Tamoxifene.
L'odds ratio è stato 1.11, senza raggiungere la significatività statistica ( P=0.09 ). ( Xagena2011 )
Fonte: Journal of National Cancer Institute, 2011
Farma2011 Onco2011 Gyne2011
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