Dolore persistente e disturbi sensoriali dopo il trattamento per il cancro al seno
Uno studio danese ha esaminato lo sviluppo di dolore persistente dopo il trattamento per il cancro al seno e i fattori di rischio associati al dolore continuo.
Tutte le donne ammissibili allo studio che erano state sottoposte ad intervento chirurgico per tumore mammario primario in Danimarca nel 2005 e 2006 ed erano state esaminate nel corso del 2008 sono state intervistate di nuovo con lo stesso questionario.
Le principali misure di esito sono state prevalenza, posizione e gravità del dolore persistente dopo trattamento per il cancro al seno in gruppi di trattamento ben definiti e cambiamenti nella segnalazione del dolore e dei disturbi sensoriali nel periodo 2008-2012.
Nel 2012, 2.828 donne sono stati ammesse al database e 108 sono state escluse.
I criteri di esclusione erano: decesso, nuovo tumore, ricorrente, o di altro tipo, chirurgia ricostruttiva del seno ed emigrazione.
Il questionario è stato restituito da 2.411 donne ( 89% ).
La prevalenza del dolore persistente dopo il trattamento per il cancro alla mammella variava dal 22% al 53% a seconda del trattamento.
Nel 2012, 903 donne ( 37% ) hanno riportato dolore, in calo dal 45% nel 2008.
Di queste, 378 ( 16% ) hanno riportato dolore pari a 4 o più su una scala di valutazione numerica ( scala 0-10 ), in calo dal 19%.
Tra le donne che presentavano dolore nel 2008, il 36% non lo ha riportato più nel 2012.
Al contrario, il 15% delle donne che non ha comunicato dolore nel corso del 2008 lo ha riferito nel 2012.
I fattori di rischio per il dolore sono stati dissezione del linfonodo ascellare invece di biopsia del linfonodo sentinella ( odds ratio, OR=2.04, P minore di 0.001 ) e di età minore o uguale a 49 anni ( OR=1.78, P minore di 0.001 ).
Nessun particolare metodo di trattamento o età è stato associato a un aumento del dolore nel periodo 2008-2012.
In conclusione, il dolore persistente dopo il trattamento per il cancro al seno rimane una problematica importante anche 5-7 anni dopo.
Il disturbo non è statico, dato che può progredire o regredire con il tempo. ( Xagena2013 )
Mejdahl MK et al, BMJ 2013; 346: f1865
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