Endocardite infettiva da Candida: report di 15 casi


Le specie di Candida sono una causa rara di endocardite infettiva. Data la rarità di questa infezione, l'epidemiologia, la prognosi e la terapia ottimale dell’endocardite infettiva da Candida sono mal definite.

Ricercatori dell’Italian Study on Endocarditis hanno condotto uno studio prospettico, osservazionale in 18 Centri in Italia, che ha riguardato tutti i pazienti consecutivi con diagnosi definitiva di endocardite infettiva, ricoverati nel periodo 2004-2007.

La Candida era l'agente causale in 8 casi di endocardite della valvola protesica, 5 casi di endocardite della valvola nativa, 1 caso di endocardite su pacemaker, ed 1 caso di infezione interessante il patch del ventricolo sinistro.

L’infezione da Candida ha rappresentato l’1.8% dei casi totali, e il 3.4% dei casi di endocardite della valvola protesica.

La maggior parte dei pazienti ( 86.6% ) ha presentato un’infezione associata alle procedure sanitarie.

L’endocardite della valvola protesica si è verificata dopo una mediana di 225 giorni dall’impianto della valvola.

Dieci pazienti ( 66.6% ) sono stati trattati con Caspofungina ( Cancidas ) da sola o in combinazione con altri farmaci antifungini.

Il tasso di mortalità complessiva è stato del 46.6%. La mortalità è stata maggiore nei pazienti con endocardite della valvola protesica ( 5 su 8 casi, 62.5% ), rispetto ai pazienti con endocardite della valvola nativa ( 2 su 5 pazienti, 40% ).

Un migliore risultato è stato osservato nei pazienti trattati con una terapia combinata medica e chirurgica.

L’endocardite infettiva da Candida dovrebbe essere classificata come una malattia infettiva emergente, che generalmente coinvolge i pazienti con dispositivi intravascolari protesici, ed è associata a una rilevante morbilità e mortalità.

L’endocardite da volvola protesica da Candida è di solito una manifestazione tardiva della malattia, che diventa clinicamente evidente anche diversi mesi dopo un episodio iniziale di candidemia transitoria. ( Xagena2009 )

Falcone M et al, Medicine ( Baltimora ) 2009; 88: 160-168


Inf2009 Cardio2009



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