Tumore del seno metastatico HER-2+: trattamento con Trastuzumab dopo la progressione cerebrale


Benchè la terapia con Trastuzumab ( Herceptin ) migliori la sopravvivenza nei pazienti con cancro al seno metastatico positivo per HER-2 ( human epidermal growth factor receptor 2 ), il 40% dei pazienti sviluppa metastasi cerebrali anche quando la malattia extracranica è sotto controllo.

Ricercatori del National Cancer Center in Corea, hanno esaminato se la terapia con Trastuzumab prima o dopo le metastasi cerebrali portasse beneficio ai pazienti con tumore al seno metastatico.

Sono stati analizzati gli effetti di Trastuzumab sulla sopravvivenza dopo metastasi cerebrali in 78 pazienti con carcinoma alla mammella HER-2+.

I pazienti sono stati raggruppati in base al trattamento con Trastuzumab; nessun trattamento e trattamento prima e dopo la diagnosi di metastasi cerebrali.

La sopravvivenza generale dopo diagnosi di metastasi cerebrale così come il tempo alla progressione dei tumori intracranici è risultato prolungato in pazienti sottoposti al trattamento dopo la diagnosi di metastasi cerebrali.

Di contro, le metastasi cerebrali si sono presentate più tardi nei pazienti sottoposti a trattamento prima che queste venissero diagnosticate.

Nel modello di regressione multivariato di Cox, età inferiore a 50 anni, intervallo libero da malattia maggiore o uguale a 24 mesi, tempo alla progressione del tumore intracranico maggiore o uguale a 4.8 mesi e trattamento con Trastuzumab dopo le metastasi cerebrali sono risultati significativamente associati a maggiore sopravvivenza dopo l’insorgenza di metastasi cerebrali.

In conclusione, la terapia con Trastuzumab dopo l’insorgenza di metastasi cerebrali nei pazienti con tumore al seno positivo per HER-2, è associata a significativi benefici in termini di sopravvivenza dopo la diagnosi di metastasi cerebrali, rispetto ai pazienti che non hanno mai ricevuto o completato la terapia con Trastuzumab prima della diagnosi di metastasi cerebrali. ( Xagena2009 )

Park IH et al, Ann Oncol 2009; 20: 56-62


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