Iponatremia come complicanza del travaglio è comune


I Ricercatori del County Hospital di Kalmar in Svezia, hanno portato a termine uno studio osservazionale prospettico per valutare l’insorgenza di iponatremia in seguito al parto, con l’ipotesi che questo disturbo abbia un’alta prevalenza tra le donne in travaglio.

Sono state coinvolte nello studio 287 donne incinte a termine ( 37 settimane piene di gestazione ).

Durante il travaglio stata consentita l’assunzione di liquidi per via orale.

Campioni di sangue sono stati raccolti al momento del ricovero, dopo il parto e dalla vena e dall’arteria ombelicale.

La principale misura di esito era l’iponatremia, definita come una concentrazione plasmatica di sodio inferiore o uguale a 130 mmol/l dopo il parto.

L’iponatremia è stata osservata in 16 ( 26% ) delle 61 madri cha hanno ricevuto più di 2500 ml di liquido durante il travaglio ( 2/3 dei quali ingeriti per via orale ).

Una diminuita concentrazione plasmatica di sodio durante il travaglio è risultata correlata con la durata del travaglio stesso e il volume totale di liquidi somministrati.

L’analisi di regressione logistica multivariata ha mostrato che l’iponatremia è significativamente correlata con il volume di liquido ( P
L’iponatremia è risultata correlata in modo significativo con un prolungato secondo stadio del travaglio, con parto strumentale e con taglio cesareo d’emergenza per mancata progressione ( P=0.002 ).

In conclusione, l’iponatremia è comune in seguito a travaglio.
La tolleranza all’assunzione di acqua risulta diminuita durante il travaglio e dunque anche volumi moderati di fluidi possono causare iponatremia.
Le donne non dovrebbero essere incoraggiate a bere troppo durante i travaglio.
La quantità di liquidi assunti per via orale, quando permessi, dovrebbe essere registrata e dovrebbe essere evitata la somministrazione per via intravenosa di liquidi ipotonici.
La possibilità che l’iponatremia possa influenzare la contrattilità uterina merita ulteriori approfondimenti. ( Xagena2009 )

Moen V et al, BJOG 2009; 116: 552-561


Gyne2009



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