Infezione cronica da virus dell’epatite C di genotipo 1: il trattamento con Viekirax più Exviera associato ad alti tassi SVR12 indipendentemente dalla presenza di varianti correlate alla resistenza
Sono stati presentati dati che confermano che i pazienti con infezione cronica da virus dell’epatite C ( HCV ) di genotipo 1, trattati con il regime raccomandato composto da Viekirax ( Ombitasvir / Paritaprevir / Ritonavir, compressa ) più Exviera ( Dasabuvir, compressa ), con o senza Ribavirina, hanno ottenuto tassi elevati di risposta virologica sostenuta a 12 settimane dopo la fine del trattamento ( SVR12 ), a prescindere dalla presenza o meno al basale di varianti associate alla resistenza ( RAV ).
Questi dati, generati da una analisi post-hoc realizzata su 5 studi clinici di fase 3, sono stati presentati all’International Liver Congress ( ILC ) 2016 tenutosi a Barcellona, Spagna.
Dalla analisi è emerso che il 100% ( n=148/148 ) dei pazienti con infezione cronica da virus HCV di genotipo 1b trattati con il regime Viekirax più Exviera senza Ribavirina per 12 settimane hanno ottenuto la risposta SVR12 a prescindere dalla presenza o meno di varianti associate alla resistenza di NS5A.
I risultati hanno inoltre evidenziato che il 97% dei pazienti con infezione cronica da HCV di genotipo 1a, con o senza varianti associate alla resistenza di NS5A al basale ( rispettivamente n=57/59 e n=351/361 ), hanno ottenuto la risposta SVR12 grazie al trattamento con il regime raccomandato di Viekirax più Exviera in associazione a RBV.
L’analisi ha incluso i dati relativi sia ai pazienti che non avevano mai ricevuto terapia anti-HCV sia ai pazienti che avevano ricevuto in precedenza il trattamento con Interferone pegilato / Ribavirina ( pegIFN/RBV ), oltre che ai soggetti con cirrosi compensata.
Durante la fase di replicazione del virus dell’epatite C vengono prodotte varianti della proteina virale NS5A. Non si conosce del tutto l’impatto prodotto da queste varianti sulla risposta al trattamento, in termini di possibile sviluppo di resistenza alla terapia o di risposta SVR.
Per comprendere meglio l’impatto delle varianti sulla risposta al trattamento, si è fatto ricorso al sequenziamento di ultima generazione per valutare i campioni basali: queste analisi hanno rilevato la presenza delle varianti della proteina NS5A nell’11% dei pazienti con infezione di genotipo 1a e nel 19% dei pazienti con genotipo 1b, con una soglia di rilevazione in linea con i limiti di rilevazione delle varianti mediante sequenziamento di popolazione, pari al 15%.
L’analisi post-hoc è stata realizzata sui dati generati di 5 sperimentazioni di fase 3, ora concluse: [i] PEARL-IV ( pazienti con infezione da HCV di genotipo 1a e naïve rispetto al trattamento, n=90 ), SAPPHIRE-II ( pazienti con infezione da HCV di genotipo 1a e con pregresso trattamento con pegIFN/RBV, n=214 ), TURQUOISE-II ( pazienti con infezione da HCV di genotipo 1a e affetti da cirrosi compensata, fra i soggetti arruolati nel braccio di trattamento della durata di 24 settimane, n=118 ), PEARL-II ( pazienti con infezione da HCV di genotipo 1b e pregresso trattamento con pegIFN/RBV, n=89 ) e TURQUOISE-III ( pazienti con infezione da HCV di genotipo 1b e cirrosi compensata, n=59 ).
Sono stati esclusi dall’analisi i pazienti che non hanno ottenuto la risposta SVR per motivi diversi dal fallimento virologico ( ad esempio per interruzione anticipata del trattamento o per la mancata disponibilità dei dati relativi alla risposta SVR12 ). ( Xagena2016 )
Fonte: International Liver Congress of European Association for the Study of the Liver ( EASL ), 2016
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