Progressione della fibrosi negli adulti con coinfezione da virus della immunodeficienza umana / virus della epatite C


La coinfezione da virus dell'immunodeficienza umana / virus dell'epatite C ( HIV / HCV ) è associata a malattia epatica progressiva.
Tuttavia, il tasso di progressione è variabile e la capacità di differenziare i pazienti con malattia da HCV stabile o progressiva è limitata.

È stata valutata l'incidenza di fattori di rischio per la progressione della fibrosi in una coorte di pazienti con co-infezione.

Complessivamente, sono state analizzate 435 coppie di biopsie di fegato da 282 pazienti senza cirrosi.
Le biopsie sono state valutate secondo il sistema METAVIR da un singolo patologo in cieco rispetto alla sequenza di biopsie. La progressione della fibrosi è stata definita come un aumento di almeno uno stadio di fibrosi METAVIR tra coppie di biopsie.

La maggior parte dei pazienti era rappresentata da afro-americani ( 84.8% ) di sesso maschile ( 67.7% ) infettati con HCV genotipo 1 ( 93.4% ).

Alla biopsia iniziale, è stato accertato nessuna fibrosi o minima fibrosi in 243 pazienti ( 86% ).
L'intervallo medio tra biopsie era di 2.5 anni.
La progressione della fibrosi è stata osservata in 97 pazienti su 282 ( 34% ) e in 149 coppie di biopsie su 435 ( 34% ).

Dopo aggiustamento, maggiore indice di massa corporea ( odds ratio aggiustato, aOR=1.04 per aumento di 1 unità ), diabete mellito ( aOR=1,56 ) e steatosi epatica ( aOR=1.78 ) al momento della biopsia iniziale sono stati marginalmente associati a successiva progressione della fibrosi.

Tra le biopsie, elevati livelli sierici di aspartato transaminasi ( AST ) e alanina aminotransferasi ( ALT ) ( aOR AST: 3.34, ALT: 2.18 per maggiore del 25% valori superiori a 100 U/L verso minore del 25% valori superiori a 100 U/L ) sono stati fortemente associati con la progressione della fibrosi.

In conclusione, la progressione della fibrosi è comune tra i pazienti con co-infezione HIV/HCV; questi dati indicano che la progressione può essere rapida.
Persistenti aumenti dei livelli sierici delle transaminasi possono servire come importanti marcatori non-invasivi per identificare sottogruppi di pazienti che hanno maggiore probabilità di progredire e, quindi, possono garantire più stretto monitoraggio e considerazione per il trattamento di HCV. ( Xagena2014 )

Konerman MA et al, Hepatology 2014; 59: 767-775

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