Antipsicotici correlati a rischio di infarto miocardico negli anziani con demenza
In uno studio retrospettivo di coorte, soggetti anziani, residenti in una casa di cura, trattati con farmaci antipsicotici hanno presentato un aumento significativo del rischio di attacco cardiaco nel primo mese dopo aver cominciato ad assumere i farmaci, con un hazard ratio ( HR ) di 2.19, rispetto ai pazienti con demenza che non erano in trattamento con gli antipsicotici.
Il rischio si è gradualmente ridotto nell’arco dell’anno successivo.
Mentre i farmaci antipsicotici non sono indicati nella demenza, sono comunemente prescritti per aiutare a controllare alcuni degli effetti collaterali, come l'aggressività e le allucinazioni.
I dati dello studio consigliano ai medici di essere cauti con l’utilizzo di questi psicofarmaci.
Nei pazienti anziani con demenza dovrebbero essere impiegate altre tecniche quando disponibili, come strategie ambientali e comportamentali.
Sebbene i meccanismi sottostanti rimangano poco chiari, numerosi studi hanno trovato un aumentato rischio di eventi cardiovascolari e di mortalità quando i pazienti con demenza sono stati trattati con antipsicotici.
L'effetto dei farmaci antipsicotici sul rischio di infarto miocardico non è stato studiato in modo approfondito. Per contribuire a colmare la lacuna, ci si è serviti dei dati medici pubblici di prescrizione del farmaco e dei servizi medici del Quebec ( Canada ), che coprono oltre il 98% dei cittadini della provincia di età uguale o superiore ai 65 anni.
Per questa analisi, sono state studiate un totale 37.138 persone di 66 anni o più che vivevano in case di cura ed erano diventati nuovi utilizzatori di inibitori della colinesterasi nel periodo 2000-2009, ma non erano in cura con antipsicotici.
Di questi, il 29.5% ( n=10.969 ) ha iniziato la terapia con gli antipsicotici durante il periodo di studio.
Nel complesso, l’1.3% di coloro che hanno iniziato la cura con antipsicotici ha avuto un attacco di cuore entro un anno dall’inizio dell’assunzione dei farmaci.
Oltre all’alto rischio nel primo mese, il rischio è risultato elevato anche per i successivi 60 giorni, con un hazard ratio di 1.62, ma perdendo significatività statistica.
Il rischio è diminuito con il passare del tempo: HR=1.36 per i primi 90 giorni e HR=1.15 per i primi 365 giorni.
E’ stato anche condotto uno studio su serie di casi tra tutte le 804 persone che hanno sofferto di un attacco di cuore dopo l’inizio della terapia con antipsicotici, con un follow-up medio di 47 mesi.
Per tale analisi, è stato definito rischio acuto l’evento occorso nei primi 30 giorni dopo l'inizio della terapia farmacologica, e rischio a medio termine per il periodo da 31 a 60 giorni e da 61 a 90 giorni. Il resto del tempo in cui sono stati usati i farmaci è stato definito come periodo di rischio residuo, e nel caso di cessazione dell’assunzione dei farmaci come periodo di sospensione del rischio per i successivi 90 giorni.
Il periodo di riferimento per l'analisi ( periodo di non-esposizione ) era un qualsiasi momento prima che un paziente cominciasse a prendere i farmaci o un momento oltre i 90 giorni dopo l’interruzione della loro assunzione.
I ricercatori hanno trovato rapporti di tasso di incidenza ( IRR ), rispetto ai periodi di non-esposizione, di 1.78 per il periodo di rischio acuto e 1.67 per il periodo da 31 a 60 giorni.
L’IRR per i periodi successivi e per il periodo di sospensione non ha raggiunto la significatività.
Presi insieme, i risultati suggeriscono un aumento del rischio più alto all'inizio del trattamento e che appare diminuire in seguito.
Per l’elevata frequenza con cui vengono utilizzati gli antipsicotici nella popolazione affetta da demenza, l'aumento del rischio di attacco cardiaco potrebbe avere un impatto rilevante sulla salute pubblica, evidenziando la necessità di comunicare tale rischio e di effettuare un attento monitoraggio dei pazienti durante le prime settimane di trattamento. ( Xagena2012 )
Fonte: Archives of Internal Medicine, 2012
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