Nei pazienti con sindrome coronarica acuta il prolungato pretrattamento antitrombotico peggiora l’outcome rispetto al trattamento di breve durata


Uno studio compiuto in Germania ha valutato se un pretrattamento antitrombotico prolungato migliorasse l’outcome ( esito) nei pazienti con sindrome coronarica acuta sottoposti ad intervento di cateterizzazione.

Sono stati ammessi allo studio pazienti con sintomi di angina instabile associata a sottoslivellamento ST o ad aumento dei livelli di troponina T cardiaca.

I pazienti sono stati randomizzati al pretrattamento antitrombotico per 3-5 giorni o ad un intervento precoce dopo un pretrattamento inferiore alle 6 ore.

In entrambi i gruppi il pretrattamento antitrombotico consisteva nella somministrazione di eparina non frazionata per via endovenosa ( bolo di 60 U/kg seguito da infusione aggiustata in base ai valori PTT di 60-85 secondi ), Aspirina ( bolo endovenoso di 500 mg seguiti da somministrazione per os di 100 mg/2 volte die ), Clopidogrel ( carico orale di 600 mg seguito da 75 mg/2 volte die per os ) e Tirofiban ( bolo endovenoso di 10 microg/kg seguito da infusione continua da 0,1 microg/kg per minuto ).

L’end point era rappresentato da infarto miocardico non fatale o morte per ogni causa, a 30 giorni.

Dei 410 pazienti arruolati, 207 sono stati assegnati al pretrattamento antitrombotico prolungato e 203 invece sono stati sottoposti a breve trattamento prima della cateterizzazione.

Il 67% (n=274) dei pazienti presentava alti livelli di troponina T cardiaca, mentre il 65% (n=268) presentava un sottoslivellamento ST.

L’end point primario è stato raggiunto nell’11,6% dei pazienti sottoposti ad un prolungato pretrattamento antitrombotico e nel 5,9% dei pazienti riceventi un breve pretrattamento antitrombotico ( rischio relativo, RR=1,96 ).

Nel gruppo con prolungato pretrattamento antitrombotico ci sono stati 3 decessi e 21 infarti, mentre nel gruppo a pretrattamento breve non c’è stato nessun morto e 12 infarti miocarditi. ( Xagena 2003 )

Neumann F-J et al, JAMA 2003; 290:1593-1599



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