Artrite reumatoide: scoperto un nuovo interruttore chiave della malattia, miR-34a
Ricercatori dell’Università Cattolica del Sacro Cuore – Fondazione Policlinico Agostino Gemelli di Roma hanno scoperto un importante interruttore molecolare dell'artrite reumatoide, una piccola molecola che accende le cellule più pericolose in questa patologia, le cellule dendritiche.
Si tratta di miR34a, una piccola molecola che è il regolatore della funzione delle cellule dendritiche, che sono le cellule responsabili della risposta autoimmune nella malattia.
La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Nature Communications.
L’artrite reumatoide è una malattia infiammatoria progressiva con una incidenza tra lo 0.5% e l’1% della popolazione. Interessa primariamente le articolazioni e coinvolge tutti gli organi e apparati causando un aumento di morbidità e la riduzione dell’aspettativa di vita.
Affligge più frequentemente le donne, insorgendo più spesso nella quarta-quinta decade di vita.
La base della malattia è una reazione autoimmunitaria, durante la quale cellule di difesa ( i linfociti T e linfociti B ), normalmente deputate a riconoscere ed eliminare agenti infettivi, diventano anarchiche e riconoscono come nemiche molecole dell’organismo stesso e generano infiammazione distruttiva diretta contro le articolazioni e gli organi interni del paziente, nonché producendo anticorpi patologici ( autoanticorpi ) che danneggiano a loro volta le articolazioni e l’osso.
Nel 2016 in un lavoro sempre pubblicato su Nature Communications lo stesso gruppo di ricerca aveva scoperto un grilletto molecolare nelle cellule B dell’artrite reumatoide che amplifica la sintesi degli anticorpi patogeni nell’organismo dei pazienti e i processi infiammatori patologici.
Solo mettendo in equilibrio tutte le cellule anarchiche ( linfociti B, linfociti T, macrofagi e cellule dendritiche ) il sistema immunitario può ritornare a funzionare normalmente.
Nel nuovo lavoro i ricercatori hanno studiato un’altra popolazione immune, le cellule dendritiche. Queste sono state isolate dal sangue periferico, dal liquido sinoviale delle articolazioni e dal tessuto sinoviale che riveste le stesse articolazioni, di pazienti affetti da artrite reumatoide; sono note essere responsabili della produzione di molte molecole pro-infiammatorie come TNF, IL-17, IL-23 e IL-1beta e di presentare in modo potente eventuali autoantigeni.
La ricerca ha dimostrato che tali cellule sono ricche di microRNA-34a, soprattutto nel tessuto sinoviale di pazienti con la malattia in fase iniziale, prima dell’inizio di ogni terapia antinfiammatoria.
E' stato anche scoperto che miR-34a è in grado di sopprimere AXL che è un importante regolatore delle cellule dendritiche e che è carente in questi pazienti.
I ricercatori hanno poi ottenuto conferma della funzione cruciale di miR-34a nella malattia grazie allo studio di un modello animale di artrite: si è dimostrata la quasi completa resistenza alla malattia da parte di animali privi del gene per miR-34a.
Infatti, le cellule dendritiche prive di miR-34a presentano una ridotta capacità di attivazione soprattutto nella risposta dei linfociti T autoreattivi, responsabili della cascata infiammatoria in corso di artrite reumatoide.
Il controllo dell’asse miR-34a/AXL nelle cellule dendritiche di pazienti, attraverso degli inibitori selettivi ( gli antagomiR anti 34 sono già in fase clinica di sperimentazione, in fase I, in altra indicazione ), rappresenterà una strategia terapeutica in grado di ristabilire l’equilibrio immunologico e promuovere la risoluzione dell’artrite. ( Xagena2017 )
Fonte: Policlinico Gemelli di Roma, 2017
Reuma2017
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