Gefitinib, un inibitore di EGFR, in aggiunta alla chemioterapia per il carcinoma localmente avanzato di testa e collo


Uno studio ha valutato l’efficacia e la tossicità di Gefitinib ( Iressa ), un inibitore del recettore del fattore di crescita dell’epidermide ( EGFR ), aggiunto a concomitante chemioradioterapia e mantenuto in seguito, nel carcinoma localmente avanzato di testa e collo; inoltre sono stati correlati gli esiti con alterazioni del numero di copie del gene EGFR.

Pazienti con tumore localmente avanzato di testa e collo di stadio III-IV hanno ricevuto due cicli di chemioterapia di induzione con Carboplatino e Paclitaxel, e in seguito chemioradioterapia con Fluorouracile, Idrossiurea, radioterapia 2 volte al giorno e Gefitinib ( 250 mg al giorno ), seguita da Gefitinib per un totale di 2 anni.

L'end point primario era il tasso di risposta completa dopo chemioradioterapia concomitante.

Il numero di copie del gene EGFR è stato valutato con ibridazione a fluorescenza in situ.

Sono stati arruolati nello studio 69 pazienti ( 66 con malattia di stadio IV, 37 tumori primari orofaringei e 67 con performance status da 0 a 1 ) di età media di 55 anni.

Le tossicità di grado 3 o 4 più comuni durante la chemioterapia di induzione e la chemioradioterapia sono state: neutropenia ( n=20 ), mucositi ( n=59 ) e dermatiti ( n=23 ).

Il tasso di risposta completa dopo chemioradioterapia è stato del 90%.

Dopo un follow-up mediano di 3.5 anni, i tassi di sopravvivenza generale a 4 anni, sopravvivenza libera da progressione e sopravvivevnza specifica per la malattia sono stati, rispettivamente, 74%, 72% e 89%.

Al momento della pubblicazione dello studio, un paziente ha sviluppato un secondo tumore primario nel tratto aerodigestivo.

In 31 pazienti per i quali era disponibile tessuto da analizzare, un alto numero di copie del gene EGFR è risultato associato a una peggiore sopravvivenza generale ( P=0.02 ).

In conclusione, Gefitinib può essere somministrato con Fluorouracile, Idrossiurea, radioterapia 2 volte al giorno, e come terapia di mantenimento per 2 anni, mostrando tassi di risposta completa e di sopravvivenza migliori rispetto a esperienze precedenti.
Inoltre, un alto numero di copie del gene EGFR può essere associato a prognosi non-favorevole nei pazienti con carcinoma localmente avanzato di testa e collo trattati con questo regime. ( Xagena2010 )

Cohen EE et al, J Clin Oncol 2010; 28: 3336-3343

Farma2010 Neuro2010 Onco2010


Indietro

Altri articoli



La sicurezza e l'efficacia di Nivolumab ( Opdivo ) 3 mg/kg in monoterapia per il trattamento del melanoma avanzato (...



E' stata riportata l'efficacia sul sistema nervoso centrale ( SNC ) di Osimertinib ( Tagrisso ) più chemioterapia di prima...


L'adenocarcinoma duttale pancreatico è caratterizzato da bassa immunogenicità e da un microambiente tumorale immunosoppressore. LOAd703, un adenovirus oncolitico con transgeni...



Nel trattamento del tumore polmonare non-a-piccole cellule ( NSCLC ) con una mutazione driver, il ruolo dell’anticorpo anti-PD-L1 dopo l’inibitore...


Pembrolizumab ( Keytruda ) è la terapia standard per i pazienti con tumore uroteliale metastatico ( mUC ) che progredisce...


La chemioterapia di induzione più chemioradioterapia concomitante è raccomandata per il carcinoma nasofaringeo avanzato a livello locoregionale, ma è associata...