Le attività di beta-galattosidasi e beta-esosaminidasi risultano correlate con stadi clinici di demenza associata a malattia di Alzheimer e diabete mellito tipo 2


Diversi studi epidemiologici hanno dimostrato che gli individui affetti da diabete mellito di tipo 2 presentano una più alta probabilità, 2-5 volte maggiore, di sviluppare malattia di Alzheimer, rispetto ai soggetti non-diabetici.
Pertanto, i parametri biochimici, correlati al diabete, potrebbero rappresentare strumenti efficaci per una diagnosi precoce della malattia di Alzheimer.

A questo proposito, può essere misurata l’attività delle glicoidrolasi lisosomiale, alla luce del coinvolgimento di questi enzimi in eventi precoci che sono alla base della malattia di Alzheimer, e della correlazione evidente, nel diabete, tra alterata omeostasi metabolica, secrezione anomala di glicoidrolasi nei liquidi corporei, e la presenza di complicanze diabetiche.

I ricercatori dell’Università di Perugia hanno utilizzato la beta-galattosidasi, beta-esosaminidasi, e alfa-mannosidasi per discriminare i soggetti con solo diabete di tipo 2 da quelli diabetici con malattia di Alzheimer.

Sono stati esaminati 109, 114, e 116 pazienti, rispettivamente, con diabete mellito di tipo 2, malattia di Alzheimer, e diabete di tipo 2 associato ad Alzheimer, testando le attività enzimatiche sia nel plasma sia nelle cellule mononucleate del sangue periferico.

Rispetto ai controlli sani di pari età (n = 122), le attività della beta-galattosidasi e della beta-esosaminidasi erano marcatamente divergenti tra i tre gruppi, mentre valori pressoché invariati sono stati osservati per alfa-mannosidasi.

In particolare, i livelli plasmatici di beta-galattosidasi e di beta-esosaminidasi erano più alti nei pazienti con diabete di tipo 2 e malattia di Alzheimer, rispetto a quelli con diabete mellito di tipo 2, indicando diversi meccanismi che portano alla secrezione degli enzimi.

Le analisi statistiche basate sulle curve ROC hanno mostrato che l’attività sia della beta-galattosidasi sia della beta-esosaminidasi può essere utilizzata per discriminare i pazienti affetti da malattia di Alzheimer dai controlli, e i pazienti diabetici con Alzheimer da quelli con solo diabete mellito di tipo 2. ( Xagena2011 )

Tiribuzi R et al, J Alzheimer Dis 2011, 24: 785-797


Neuro2011 Endo2011 Diagno2011



Indietro

Altri articoli

Mentre la più alta prevalenza di demenza si verifica negli individui di età superiore agli 80 anni, la maggior parte...


La malattia dei piccoli vasi ( SVD ) e la neuroinfiammazione si verificano entrambe nella malattia di Alzheimer, e in...


Studi precedenti hanno riportato l'effetto protettivo di Pioglitazone ( Actos ) sulla demenza nei pazienti con diabete mellito di tipo...


Le concentrazioni ematiche di fattori emostatici influenzano la trombosi e la diatesi emorragica e possono contribuire al deterioramento cognitivo attraverso...


L'uso di lassativi da banco è comune nella popolazione generale. L’ipotesi dell’asse microbioma-intestino-cervello suggerisce che l’uso di lassativi potrebbe essere...


L'uso regolare dei lassativi potrebbe comportare effetti gravi sul cervello: è quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista Neurology...


La fibrillazione atriale non-valvolare ( NVAF ) è associata a un aumentato rischio di demenza. Gli anticoagulanti orali ( OAC...


Le associazioni tra colesterolo da lipoproteine ad alta densità ( colesterolo HDL ) e colesterolo da lipoproteine a bassa densità...


Le variazioni nel gene della glucocerebrosidasi ( GBA ) sono fattori di rischio comuni per la malattia di Parkinson e...


I dati di uno studio basato sulla genetica hanno mostrato che l'inibizione di PCSK9 non influisce sulla funzione cognitiva o...