La Metformina produce benefici nei pazienti con diabete mellito e con scompenso cardiaco


I pazienti con diabete mellito di tipo 2 e con insufficienza cardiaca, che sono trattati con una strategia a base di Metformina ( Glucophage ) hanno un rischio di mortalità inferiore rispetto agli individui non-trattati con farmaci antidiabetici.

I risultati si basano sui dati di un registro di medicina generale di grandi dimensioni.

Il diabete è una comune comorbidità nei pazienti con scompenso cardiaco, ma comunque il trattamento ottimale per il diabete di tipo 2 nei soggetti con insufficienza cardiaca non è stato ancora ben definito.

I pazienti con scompenso cardiaco sono stati generalmente esclusi dagli studi delle terapie ipoglicemizzanti, e la sicurezza dei farmaci antidiabetici in pazienti con insufficienza cardiaca è in larga parte sconosciuto.

In assenza di studi clinici randomizzati in pazienti con diabete ed insufficienza cardiaca concomitante, la sicurezza dei farmaci antidiabetici in questa popolazione è stata basata su dati osservazionali.
Mentre diversi studi osservazionali hanno riportato differenze prognostiche tra i vari farmaci antidiabetici quando vengono utilizzati in pazienti con insufficienza cardiaca e diabete mellito, questi studi in genere mancano di un confronto non-farmacologico. Non è stato, pertanto, possibile determinare se le differenze osservate tra i farmaci è avvenuto perché uno dei farmaci impiegati è stato dannoso o perché il farmaco di confronto ha prodotto benefici.

McAlister e i suoi colleghi hanno condotto uno studio caso-controllo utilizzando i dati prospettici del registro GPRD (United Kingdom General Practice Research Database ).

L'analisi ha incluso 1.633 pazienti di 35 anni o più, che avevano diagnosi sia di insufficienza cardiaca sia di diabete mellito dopo gennaio 1988 e che sono morti prima di ottobre 2007; il gruppo controllo era composto da 1.633 soggetti.

Rispetto ai pazienti non-esposti ai farmaci antidiabetici, coloro che hanno fatto uso di Metformina hanno presentato un rischio di mortalità inferiore del 34% anche dopo aggiustamento per altri potenziali fattori tra cui il controllo glicemico, la funzione renale, l’indice di massa corporea ( BMI ), e la pressione sistolica.

L'uso di Ace inibitori, bloccanti il recettore dell'angiotensina ( sartani ), e beta-bloccanti era associato ad una riduzione della mortalità. ( Xagena2010 )

Fonte: University of Alberta, 2010


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