Terapie per i pazienti con diabete di tipo 2 e coronaropatia


Il trattamento ottimale per pazienti con diabete mellito di tipo 2 e malattia cardiaca ischemica non è stato stabilito.

I Ricercatori del BARI 2D Study Group hanno assegnato in maniera casuale 2.368 pazienti con diabete di tipo 2 e malattia cardiaca a sottoporsi a rivascolarizzazione immediata con terapia medica intensiva oppure alla sola terapia medica intensiva e a sensibilizzazione insulinica o a terapia di somministrazione insulinica.

Gli endpoint primari erano il tasso di morte e un composito di morte, infarto del miocardio o ictus ( eventi cardiovascolari maggiori ).

La randomizzazione è stata stratificata in base alla scelta tra intervento coronarico percutaneo ( PCI ) o di bypass dell’arteria coronarica ( CABG ) come intervento più appropriato.

A 5 anni, i tassi di sopravvivenza non hanno mostrato differenze significative tra il gruppo rivascolarizzazione ( 88.3% ) e il gruppo terapia medica ( 87.8%; P=0.97 ) o tra il gruppo di sensibilizzazione all’insulina ( 88.2% ) e quello in terapia insulinica ( 87.9%; P=0.89 ).

Anche i tassi di libertà da eventi cardiovascolari maggiori non hanno mostrato differenze significative tra i gruppi: 77.2% nel gruppo rivascolarizzazione e 75.9% in quello terapia medica ( P=0.70 ) e 77.7% nel gruppo sensibilizzazione all’insulina e 75.4% nel gruppo terapia insulinica ( P=0.13 ).

Nella stratificazione per intervento coronarico percutaneo, non si sono verificate differenze significative negli endpoint primari tra il gruppo rivascolarizzazione e il gruppo terapia medica.

Nella stratificazione per bypass coronarico, il tasso di eventi cardiovascolari maggiori è risultato significativamente più basso nel gruppo rivascolarizzazione ( 22.4% ) che in quello terapia medica ( 30.5%; P=0.01; P=0.002 per interazione tra stratificazione e gruppo di studio).

Gli eventi avversi e gli eventi avversi gravi sono risultati generalmente simili tra i gruppi benchè l’ipoglicemia grave sia risultata più frequente nel gruppo terapia insulinica ( 9.2% ) che in quello di sensibilizzazione all’insulina ( 5.9%; P=0.003 ).

In conclusione, non sono state osservate in genere differenze nei tassi di morte e di eventi cardiovascolari maggiori tra i pazienti sottoposti a rivascolarizzazione immediata e quelli sottoposti a terapia medica, o tra le strategie di sensibilizzazione all’insulina e di somministrazione di insulina. ( Xagena2009 )

BARI 2D Study Group, N Engl J Med 2009; 360: 2503-2515


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