Prevenzione cardiovascolare nei pazienti con diabete mellito di tipo 2 e malattia coronarica: maggiore efficacia della Metformina rispetto a Glipizide
La Metformina riduce il rischio di eventi cardiovascolari tra i pazienti con diabete mellito di tipo 2 e con malattia coronarica, rispetto alla somministrazione di Glipizide ( Glucotrol, Minidiab ), una sulfonilurea.
In un’arco di 5 anni, il trattamento con Metformina ha ridotto l’endpoint primario composito di morte per cause cardiovascolari, morte per qualsiasi causa, infarto miocardico non-fatale, ictus non-fatale, e rivascolarizzazione arteriosa.
In una seconda analisi che ha preso in esame solo gli eventi cardiovascolari che si sono presentati dopo un anno di trattamento ( in modo da evitare il coinvolgimento dei farmaci antidiabetici ) è stata riscontrata una significativa riduzione del 52% del rischio di eventi cardiovascolari.
Hanno preso parte allo studio SPREAD-DIMCAD ( Study on the Prognosis and Effect of Antidiabetic Drugs on Type 2 Diabetes Mellitus with Coronary Artery Disease ) 304 pazienti con diabete mellito di tipo 2 e malattia coronarica ( età media: 63.3 anni ), assegnati in modo casuale a trattamento con Glipizide 30 mg/die o con Metformina 1.5 g/die per 3 anni.
Per essere inclusi nello studio clinico i pazienti dovevano avere diagnosi di diabete mellito da almeno 5 anni e di malattia coronarica da 3 anni.
In totale ci sono stati 103 eventi compositi primari in 91 pazienti, di cui 52 nel braccio Glipizide e 39 nel braccio Metformina.
Tra i pazienti che hanno assunto Metformina sono occorsi 43 eventi clinici con 7 decessi per qualsiasi causa ( tutte per cause cardiovascolari ), 5 infarti miocardici, 10 ictus non-fatali, e 21 rivascolarizzazioni.
Tra i pazienti trattati con Glipizide si sono avuti 60 eventi clinici, tra cui 14 decessi per qualsiasi causa ( 11 per morte cardiovascolare e 3 per morte improvvisa ), 6 infarti miocardici, 15 ictus non-fatali, e 25 rivascolarizzazione arteriose ).
Questo si è tradotto in una diminuzione del rischio del 46% ( hazard ratio, HR=0.54 ).
Riguardo agli endpoint secondari, non sono state osservate differenze tra pazienti in termini di nuova insorgenza o peggioramento di scompenso cardiaco, nuove aritmie, nuova insorgenza o peggioramento dell’angina pectoris, o nuovi eventi vascolari periferici. ( Xagena2013 )
Fonte: Diabetes Care, 2013
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