Prognosi avversa per i pazienti affetti da diabete e con malattia ischemica instabile


E’stata valutata l’influenza del diabete sulla mortalità susseguente a sindrome coronarica acuta tra i pazienti con diabete, arruolati negli studi clinici randomizzati.

L’analisi ha riguardato i pazienti ( n=62.036 ) affetti da sindrome coronarica acuta in 11 studi TIMI ( Thrombolisis in Myocardial Infarction ) dal 1997 al 2006.
Di questi 46.577 presentavano infarto STEMI ( infarto miocardico con sopraslivellamento ST ) e 15.459 angina instabile o infarto NSTEMI ( infarto miocardico senza sopraslivellamento ST ); i pazienti affetti da diabete erano 10.613 ( 17,1% ).

L’endpoint primario era rappresentato da mortalità a 30 giorni e ad 1 anno dopo sindrome coronarica acuta con diabete e senza diabete.

La mortalità a 30 giorni era significativamente più alta tra i pazienti con diabete rispetto a quelli senza diabete con angina instabile / infarto NSTEMI ( 2,1% versus 1,1%; p
Dopo aggiustamento, il diabete è risultato indipendentemente associato alla più alta mortalità a 30 giorni dopo angina instabile / infarto NSTEMI ( odds ratio, OR=1,78 ) o infarto STEMI ( OR=1,40 ).

Il diabete al momento della presentazione con sindrome coronarica acuta era associato ad una più alta mortalità ad 1 anno dopo angina instabile / infarto NSTEMI ( hazard ratio, HR=1,65 ) oppure dopo infarto STEMI ( HR=1,22 ).

Dopo un anno dalla sindrome coronarica acuta, i pazienti con diabete che presentavano angina instabile / infarto NSTEMI, avevano un rischio di morte simile a quello dei pazienti senza diabete con infarto STEMI ( 7,2% versus 8,1% ).

I dati dello studio hanno mostrato, che nonostante le moderne terapie per la sindrome coronarica acuta, il diabete conferisce una significativa prognosi avversa, sottolineando l’importanza di strategie aggressive nella gestione di questa popolazione di pazienti ad alto rischio. ( Xagena2007 )

Donahoe SM et al, JAMA 2007; 298: 765-775


Endo2007 Cardio2007



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